Cosa è andato storto nelle politiche anti-COVID

Prime firme
Sara Gandini (epidemiologa biostatistica), Mariano Bizzarri (oncologo e saggista), Emilio Mordini (medico psicoanalista e filosofo), Fabrizio Tuveri (medico), Maurizio Rainisio (matematico statistico), Marilena Falcone (ingegnere biomedico), Maria Luisa Iannuzzo (medico legale), Elena Flati (biologa nutrizionista e farmacista), Clementina Sasso (astrofisica), Ugo Bardi (chimico), Viviana Sità (Lead Clinical Research Associate, Alberto Donzelli (medico) e CMSI.

Sottoscritto da:
Massimo Cacciari e la Commissione Dubbio e Precauzione, Elena Dragagna (giurista), Gilda Ripamonti (giurista), Maria Sabina Sabatino (storica dell’arte), Guglielmo Gentile (giornalista), Remo Bassini (giornalista), Luciana Apicella (giornalista), Francesca Capelli (sociologa e insegnante), Ludovica Notarbartolo (libraia), Thomas Fazi (giornalista e saggista), Francesca Gasparini (studiosa di performance e docente di musica), Lorenzo Morri (insegnante di storia e filosofia), Cesare Natoli (insegnante di storia e filosofia), Ivan Crico (docente e artista).

In base alle conoscenze disponibili all’inizio della pandemia era difficile capire quali scelte sarebbero state più efficaci. Oggi si possono valutare tali scelte, e individuare quelle sbagliate. Vinayak Prasad, ematologo-oncologo e professore associato di Epidemiologia e Biostatistica presso l’Università della California, ha stilato recentemente un elenco degli errori commessi durante la pandemia. Noi abbiamo preso spunto dallo stesso e questo è il nostro punto di vista anche rispetto all’Italia partendo dalle evidenze scientifiche attuali:

1. La chiusura delle scuole nella primavera del 2020 era difendibile, ma il protrarsi delle chiusure dopo l’agosto del 2020 è stato un grave errore. In quel momento già si avevano dati sufficienti per concludere che tali misure erano completamente inutili. Di fatto, la maggior parte dei paesi occidentali aveva ripristinato la didattica in presenza. Se l’intenzione era prendersi cura dei giovani e dei più vulnerabili, il risultato per chi, come l’Italia, ha mantenuto le chiusure è stato – al contrario – quello di mettere a rischio il loro futuro. L’Italia ha il triste primato europeo di avere tenuto le scuole di ogni ordine e grado chiuse più a lungo, in particolare le primarie al Sud e le secondarie di secondo grado in tutta Italia, con effetti su dispersione e salute mentale e fisica che stanno via via emergendo in modo drammatico.

2. L’obbligo vaccinale è stato insensato. L’obbligo dovrebbe essere imposto solo nel momento in cui il beneficio per la collettività giustifica la sospensione di una libertà fondamentale come il diritto all’autodeterminazione della salute. Nell’autunno 2021, era ormai evidente che i vaccini non erano in grado di fermare le nuove varianti e che il vaccino non blocca il contagio; pertanto, l’obbligo vaccinale era ingiustificato eticamente e costituzionalmente in quanto la collettività non sarebbe comunque stata protetta contro la trasmissione del virus. In Danimarca il direttore del National Board of Health, Søren Brostrøm, ha chiesto scusa per la campagna di vaccinazione ai bambini. E ora abbiamo anche la conferma della importanza della immunità naturale nel ridurre il rischio di infezioni e malattia da Omicron, meglio di due dosi di vaccino.

3. L’idea che il vaccino fosse necessario per far tornare i bambini e gli adolescenti alla normalità è stata particolarmente inquietante. Tra l’altro in diverse nazioni era presente un’alta percentuale di anticorpi anche prima dell’introduzione dei vaccini. Il Regno Unito era quasi al 100%, gli Stati Uniti al 70% ma il dato reale era probabilmente più alto a causa della pessima qualità dei dati. A prescindere da ogni altra valutazione sull’ emergenza COVID, una vera emergenza clinica si può comunque tranquillamente escludere per i bambini e i giovani adulti sotto i 40 anni. Certamente c’è stato in alcuni mesi un sovraccarico ospedaliero ma non dovuto alla Covid-19 nei minori. Per i più giovani, la messa in commercio dei vari vaccini avrebbe dovuto seguire le vie tradizionali. Come se non bastasse, quando è arrivata l’approvazione era chiaro che i vaccini non bloccavano i contagi e che proporli per i bambini e i ragazzi non avrebbe protetto la collettività. Dall’abuso delle procedure di emergenza hanno tratto vantaggio varie agenzie e attori sociali, tra cui le compagnie farmaceutiche, non la collettività, e i governi glielo hanno lasciato fare.

4. Vaccinare operatori sanitari e insegnanti sotto i 40 anni prima degli anziani è stato un grave errore che si poteva, anzi si doveva evitare. Le politiche vaccinali si sarebbero dovute basare, come è avvenuto in altri paesi, sull’età dei vari segmenti di popolazione e solo marginalmente su fattori di rischio professionale.

5. Nel momento in cui si è capito che Johnson&Johnson poteva causare VITT (trombocitopenia trombotica indotta dall’immunizzazione da vaccino) si sarebbe dovuto ritirare immediatamente il prodotto dal mercato. Nonostante ciò, FDA, EMA AIFA hanno mantenuto il prodotto sul mercato per un anno intero, con conseguenti danni per molte persone. Lo stesso è accaduto con il vaccino Moderna che si è dimostrato causare molte più miocarditi rispetto a quello che ci si aspettava soprattutto nei giovani maschi. Questo vaccino ha continuato ad essere somministrato a giovani maschi in Italia: ad inizio anno il 64% dei vaccini somministrati ai giovani maschi (20-29 anni) erano Moderna. E ancora adesso sono il 25%.

6. Ad inizio della pandemia le prove a supporto dell’obbligatorietà delle mascherine nella popolazione generale erano scarse, per non dire inesistenti: si sarebbero dovuti eseguire studi randomizzati e quelli fatti hanno mostrato efficacia ridotta. In tanti esagerarono il valore delle prove riguardo ai benefici delle mascherine; con il risultato che ancora oggi continuano ad essere imposte in alcuni contesti nonostante l’evidenza scientifica circa la loro utilità sia rimasta molto scarsa, in particolare per i bambini a scuola. Altra cosa sono ovviamente le FFP2 negli ospedali, usate da professionisti nell’accudimento dei fragili.

7. A proposito di long-Covid: se una persona ha avuto la Covid-19 in forma grave è assolutamente normale che il recupero richieda del tempo. Ma questo è vero per qualsiasi malattia grave e per gran parte delle malattie virali acute di un qualche impegno clinico. Viceversa, che dopo un’infezione lieve, in cui magari la persona non si è nemmeno accorta di essere stata contagiata, si sviluppino sintomi gravi nel lungo periodo sarebbe qualcosa di veramente sorprendente, mai visto prima. Pertanto, le prove che la Covid-19 possa realmente causare tali effetti devono essere certe e la diagnosi chiara, cosa che attualmente non è, basandosi solamente su sintomi riferiti di natura molto vaga. D’altro canto, dichiarare che esiste un long-Covid da infezione asintomatica e che è un problema grave per cui dobbiamo combattere le infezioni sine die è – in assenza di segni clinici e laboratoristici patognomonici di tale “long-covid asintomatico” – un’ assurdità clinica e logica.

In particolare per l’Italia ci teniamo ad aggiungere:

1) L’inutilità delle misure di contenimento “draconiane”: l’8 marzo 2020, quando è stato decretato il lockdown, l’epidemia stava già rallentando e le misure prese non hanno minimamente modificato la tendenza di crescita dei casi. Vari studi epidemiologici hanno mostrato l’inefficacia delle misure di salute pubblica più severe sia riguardo contagi che sulla mortalità. All’inizio poteva anche essere accettabile per qualche settimana, visto che si sapeva poco, ma poi coprifuoco e chiusure sono stati protratti senza evidenze di efficacia.

2) L’implosione dei sistemi ospedalieri è stata palesemente dovuta a una difficoltà che perdurava da anni dovuta anche ai tagli economici subiti dal sistema, (e forse da un modello di intervento che ha centralizzato le cure mediche spesso esclusivamente in ambito ospedaliero). Ciò ha comportato conseguenze notevoli rispetto alla diagnosi e alla cura di molte altre patologie a volte più letali della Covid-19 e la situazione ospedaliera non è migliorata, tanto meno la medicina territoriale.

3) L’ingiustificato utilizzo del green pass. Ancora oggi per entrare in ospedale e RSA è necessario esibire il green pass rafforzato anche se sappiamo che la vaccinazione non blocca il contagio, specialmente con la Omicron. Gli anziani nelle RSA tutt’ora possono vedere raramente i parenti e sappiamo quanto l’essere fisicamente isolati, inducendo sensazioni di abbandono, possa compromettere sino alla morte la salute degli anziani (la c.d. “depressione anaclitica dell’anziano”). Preme segnalare anche l’uso ingiustificabile del green pass nei confronti dei giovani: in Italia il green pass da vaccinazione o il green pass base sono stati per 9 mesi, quasi un intero anno scolastico, precondizione per: frequentare aule, lezioni, esami e sostenere esami di laurea in università, obbligatori per salire sui mezzi di trasporto anche locali sin dai 12 anni e per partecipare a attività sportive.

4) Le numerosissime intimidazioni a volte sfociate in vere e proprie azioni disciplinari condotte nei confronti di tutti coloro che hanno cercato di analizzare i dati da punti di vista non allineati con le politiche governative, ha creato un clima da caccia alle streghe che ha limitato se non addirittura bloccato la ricerca scientifica e l’analisi dei dati, oltre a tutti gli eventuali interventi correttivi in corso d’opera.

5) L’incapacità di ISS e del governo di interpretare correttamente e comunicare i dati. Un esempio clamoroso è il seguente: Bollettino ISS % Deceduti per classe di età – maschi con più di 90 anni = 12,9%; 60-69 anni – 12,9%, che apparentemente sembra lo stesso ma in realtà tra 90enni i morti sono stati l’1,8%, mentre tra i 60-69enni i morti sono stati lo 0,09% (la mortalità è un ventesimo). Un altro esempio è l’incapacità di valutare il tasso di crescita dell’epidemia (altrimenti detto Rt) se non con circa 4 settimane di ritardo, salvo poi riportarlo come dato contemporaneo. Questo dipende in parte dall’algoritmo usato per il calcolo (7 giorni), in parte dai tempi per la raccolta dei dati (14 giorni) e da ritardi nelle procedure (altri 7 giorni).

7) L’epidemiologia difensiva e la ricerca del rischio zero, con i modelli predittivi che hanno portato allo scenario di oltre mezzo milione di morti per Covid-19 se non si fosse preso alcun provvedimento, e “soltanto” 283 mila decessi applicando, come di fatto è stato fatto, il più rigido lockdown. Di fatto a Maggio 2020 eravamo a circa un decimo delle stime dell’Imperial College.

E potremmo andare avanti ancora.

Abbiamo più volte portato all’attenzione pubblica la letteratura scientifica e i dati che non giustificavano (e ancora non giustificano) certe scelte governative riguardo le chiusure, l’obbligo di mascherine e la politica vaccinale. In particolare ci siamo schierati apertamente contro la chiusura delle scuole e contro strumenti coercitivi e ricattatori come il green pass e abbiamo evidenziato i danni imponenti, nel breve e nel lungo termine, di tali misure sulla salute fisica e mentale delle persone, oltreché sull’economia.

Rilanciamo quindi questa analisi degli errori commessi nelle politiche anti-Covid perché merita di essere letta da tutti, decisori politici e comuni cittadini. Merita inoltre di essere tenuta in considerazione dai decisori stessi per evitare in futuro quegli stessi o altri simili errori; per impedire inoltre che i danni causati dalle scelte di politica sanitaria siano molto più gravi di quelli determinati dalla pandemia stessa.

Grazie a La Fionda per l’ospitalità.

Referenze
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8876679/pdf/life-12-00285.pdf

https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(22)01185-0/fulltext

https://www.nature.com/articles/s41577-022-00720-5

https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2203965

https://naijaonpoint.com.ng/mistake-to-recommend-covid-19-vaccines-for-all-children-top-danish-health-official/

https://www.open.online/2022/06/27/covid-19-omicron-nuova-ondata-ricoverati/

https://bologna.repubblica.it/cronaca/2022/07/09/news/linfettivologo_pierluigi_viale_va_controcorrente_il_virus_ora_e_piu_debole_facciamolo_circolare_o_si_bloccano_gli_ospeda-357154480/

https://www.scienzainrete.it/articolo/scarsa-intelligence-dellimperial-e-di-altri-modelli/donato-greco/2020-05-11

19 luglio 2022

Le spinte “gentili” ai bambini

Di Sara Gandini, epidemiologa e biostatistica, e Francesca Capelli, sociologa e scrittrice, co-autrici del libro ‘Dissenso informato’, pubblicato in questi giorni da Castelvecchi.

Covid, primo studio Iss sui bambini italiani: il vaccino protegge molto meno di quanto si pensasse.

Al 13 aprile 2022, meno del 40% dei bambini di 5-11 anni aveva completato il ciclo di vaccinazione COVID-19 in Italia.
Questa percentuale è stata raggiunta grazie a ricatti e imposizioni, chiamati ipocritamente “spinta gentile”, che hanno portato a discriminazioni che impedivano ai giovani di poter andare a scuola o a fare sport nel caso non fossero vaccinati. Per il loro bene?
Ora emerge che questa campagna vaccinale molto aggressiva si basava su evidenze scientifiche scarse, almeno rispetto ai minori.
Un recente studio pubblicato su The Lancet (Effectiveness of BNT162b2 vaccine against SARS-CoV-2 infection and severe COVID-19 in children aged 5–11 years in Italy: a retrospective analysis of January–April, 2022. Saccco et al.), basato sui dati dell’intera popolazione italiana pediatrica, ha mostrato che l’efficacia della vaccinazione rispetto all’infezione è stata significativamente inferiore a quella che ci si aspettava secondo lo studio clinico che ha portato all’approvazione del vaccino nei bambini: 90.7% nello studio di approvazione vs 29.4% in questo importante studio.
Speriamo che questi dati non vengano usati strumentalmente per ripartire di nuovo con le campagne vaccinali draconiane “modello italiano”. Come dire: se il vaccino sui bambini si dimostra poco efficace, peraltro sulla prevenzione di una malattia non grave per quella fascia di età, anziché abbandonare la strada della vaccinazione di massa, si insiste sulla necessità di vaccinare di più, sperando che quattro dosi di vaccino funzionino dove tre si sono rivelate di scarsa utilità.
Come più volte abbiamo affermato in questi due anni e mezzo, le decisioni di politica sanitaria devono basarsi su evidenze scientifiche solide e tenendo conto del bilancio rischi/benefici che varia enormemente per età e altre patologie. Ancor più quando si tratta di interventi effettuati su individui sani e a basso rischio di malattia e con vaccini approvati per via emergenziale.
Bisognerebbe potenziare la farmacovigilanza e studiare la variabilità dei rischi, eppure il governo italiano sembra confermare la volontà di depotenziare ulteriormente l’azione dei Dipartimenti di Prevenzione, che devono poter contare – per funzionare bene – su dati certi e raccolti con metodi rigorosi. Invece, lo scorso 30 aprile, si è verificato l’ennesimo blitz: l’articolo 28 del DL n. 36, pubblicato in Gazzetta Ufficiale proprio in quella data, promuove l’esternalizzazione della gestione digitale di dati sino ad ora custoditi e gestiti in autonomia da ISTAT. Come afferma un comunicato di ISDE (International Society of Doctors forn Environment): “La gestione delle banche dati sarà regolata da ‘contratti di servizio’, con possibili complicazioni organizzative e burocratiche e con enormi rischi per la credibilità del nostro Istituto Nazionale di Statistica e per la protezione dei dati messi a disposizione da cittadini e imprese. È stato inoltre stabilito un taglio al bilancio di 40 milioni e una diminuzione del personale che sarà attuato nei prossimi anni proprio a spese della produzione di dati”. Ricercatori, clinici, rappresentati di associazioni di pazienti, parlamentari potrebbero non riuscire ad accedere in modo trasparente a dati aggiornati, sui quali basare le scelte strategiche. L’esternalizzazione rientra nella decisione di privatizzare di fatto l’Istat, che dipenderà da un consiglio di amministrazione con una maggioranza di rappresentanza da parte del Governo. Come osserva ISDE, “Interessi universali potrebbero essere subordinati a interessi di una parte politica”. E in questi due anni e mezzo non sono mancati esempi in questo senso.
Fortunatamente Omicron sembra meno severa di Delta. Infatti se la percentuale di bambini positivi alla SARS-CoV-2 ricoverati in ospedale è raddoppiata durante l’ondata Omicron rispetto alla Delta in molti paesi, tuttavia la mortalità in ospedale dei bambini nell’ondata Omicron è rimasta rara e simile alla delta, come commentato anche recentemente su Nature Immunology (Estimating disease severity of Omicron and Delta SARS- CoV-2 Infections. Sigal et al) e la frazione di bambini sotto i 5 anni in terapia con ventilazione nel Regno Unito è stata quasi la metà con la Omicron rispetto alle ondate precedenti.
Le nuove varianti della Omicron sono ancora più infettive e i vaccini ancora meno efficaci rispetto al rischio di infezione. Fortunatamente l’efficacia rispetto alla malattia grave è rimasta abbastanza buona: del 38% rispetto alla Covid-19 grave nei bambini, anche con la ondata della Omicron, ma del 70% negli adulti come visto sul New England Journal of Medicine. Questo dovrebbe tranquillizzarci riguardo ai soggetti fragili e agli anziani.
Certo il vaccino non garantisce l’eternità e nelle persone più fragili un richiamo nel tempo potrebbe essere necessario, sperando che i vaccini che arriveranno siano efficaci con le nuove varianti. Siamo quindi felici che ci siano vaccini per chi ne ha bisogno, ma ognuno dovrebbe poter stabilire liberamente il proprio bilancio rischi/benefici in una relazione medico-paziente di fiducia e in un clima che permetta ai medici di potersi esprimere liberamente, senza minacce e scomuniche. Perché le “spinte gentili” viste in Italia non sono più accettabili.

Grazie a I blog del Fatto Quotidiano per l’ospitalità

Referenze
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(22)01185-0/fulltext

https://dailycaller.com/2022/06/27/cdc-kids-vaccine-covid-coronavirus-flawed-study-fda/

https://www.bmj.com/content/376/bmj.o831

https://www.nature.com/articles/s41577-022-00720-5

https://www.mdpi.com/2076-393X/10/5/662

https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2203965

11 luglio 2022

Sulle tracce del criminale perfetto

di Francesca Capelli, docente e ricercatrice e autrice di Wargasms/Orgasmi di guerra

Da due anni gli artisti, molti di loro, tacciono. E se parlano, è per fare da cassa di risonanza alla narrazione del potere. Per invitare all’obbedienza e al conformismo, anziché all’esercizio del pensiero critico.

Le eccezioni ci sono e una di queste è rappresentata da Marcantonio Lunardi, videoartist, il cui ultimo lavoro, “The Perfect Pandemic Criminal”, è stato selezionato per il Videoart Yearbook, l’annuario della videoarte prodotta in Italia.

Le leggi regolano la nostra vita sociale, i valori della democrazia, l’esercizio dei diritti di cittadinanza e molte altre cose. Normalmente vengono prodotte dal parlamento per normare un preciso argomento. Durante la pandemia sono stati emessi dei decreti legge che, inseriti in un contesto di emergenza come quello generato dall’epidemia, hanno modificato radicalmente il nostro comportamento. Oltre alle leggi, sono comparsi all’orizzonte comportamenti censori generati soprattutto dalla paura che hanno portato molti cittadini a giudicare moralmente il comportamento di altri concittadini. E viene da chiedersi, allora, chi davvero abbia compiuto il crimine pandemico perfetto.

Il progetto di Marcantonio, che nasce dalla costruzione filmica di “The perfect huoman” (1967) di Jørgen Leth, riflette sui crimini pandemici, cioè tutti quei gesti e quelle azioni che in periodo di pandemia sono stati considerati e lo sono tutt’oggi non adeguati alla convivenza tra cittadini per svariati motivi non ultimi quelli legati alla sicurezza sanitaria. Che peraltro sono quegli stessi gesti e comportamenti che rendono noi umani e la nostra vita degna di essere vissuta

Interpreti:

Rosanna Satta

Claudio Cammarata

Mariavittoria Castrucci

Roberto Corso

Soggetto, sceneggiatura, musiche, montaggio e produzione:

Marcantonio Lunardi – video artist

Fotografia:

Ilaria Sabbatini

Voce Fuori Campo:

Chris Gilmour

31 maggio 2022

GUERRA E PANDEMIA: IL COPRIFUOCO DELLA RAGIONE

– di Sara Gandini

“Anch’io sono una combattente, come dice Orsini, ma io ammetto di aver avuto paura: ho passato diverse notti in bianco. E non certo per il virus, ma per un clima di intimidazioni e minacce veramente molto pesanti, soprattutto quando abbiamo vinto i ricorsi al TAR per far riaprire le scuole. Ho avuto paura e non sono l’unica. (…) Fin dall’inizio della pandemia gli scienziati che hanno cercato di portare senso critico rispetto alla gestione dell’emergenza, cercando di riflettere sulle ricadute delle misure per le diverse classi sociali, sono stati attaccati sia sui media mainstream sia sui social, con modalità inquietanti. Ora che la guerra in Ucraina ha sostituito la guerra al virus, si ripetono le medesime modalità di censura e di denigrazione: continuare a farsi domande e a porsi dubbi è considerato tradimento e diserzione.”

***

Sara Gandini è epidemiologa e docente di biostatistica presso l’Università Statale di Milano.

Questo estratto dell’Intervento di Sara Gandini al convegno della commissione DuPre “dal coprifuoco pandemico al coprifuoco della ragione” a Roma il 2 aprile 2022, è stato fatto dai ragazzi de L’Indispensabile – movimento rivoluzionario in occasione del prossimo evento, sabato 4 giugno alle 17:45 al Monk!

ℹ️ INFO QUI: È Indispensabile tornare a Sperare: la PACE è la vera Rivoluzione

https://fb.watch/df2aI8Z1iP/

28 maggio 2022

Se questo è un paese per giovani…. Siamo gli unici a obbligare i bambini alle mascherine

Di Sara Gandini, epidemiologa/biostatistica, Elena Dragagna, avvocato, Francesco Pigozzo e Daniela Martinelli (Gli Spaesati)

Un gruppo di genitori di bambini e ragazzi che frequentano le scuole milanesi, sostenuto da studiosi e scienziati, prendendo spunto da altre città, si è mobilitato per chiedere all’Ufficio Scolastico Territoriale e Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del Comune Silvio Premoli di far arrivare al Ministero dell’Istruzione, al governo tutto e al Parlamento, un forte messaggio di dissenso rispetto al prolungamento gratuito della mascherina per alunni e studenti scolastici. L’iniziativa è stata sostenuta anche da Saverio Mauro Tassi con il gruppo SCUOLA UGUALE X TUTTI, da Claudia Cipriani con il gruppo R.EM e dal pedagogista Daniele Novara. La lettera è stata inviata ufficialmente ai destinatari oggi 12 maggio 2022, corredata dalle prime 1000 firme raccolte tra cittadine e cittadini, ma continuerà a venire diffusa per raccogliere ulteriori adesioni al link (1). Diverse altre città, sia in Lombardia sia in altre regioni italiane, stanno avviando iniziative analoghe.

I firmatari della lettera, increduli e preoccupati di fronte al fatto che, in una situazione nazionale di fine emergenza pandemica, con la caduta dell’obbligo di mascherine non solo all’aperto ma anche in tanti locali al chiuso (dai bar ai ristoranti, ai supermercati e negozi, fino alle discoteche notoriamente più affollate di un’aula scolastica), a scuola si continui ad imporre l’uso della mascherina, hanno fatto presente che:

– svariati studi scientifici, incluse meta-analisi, hanno dimostrato che i minori si ammalano molto raramente e sono anche significativamente meno suscettibili all’infezione, contagiando meno frequentemente degli adulti (2);

– l’OMS, nel marzo 2022, alla domanda: “Mio figlio dovrebbe indossare una mascherina?”, ha evidenziato che “Le decisioni sull’uso della mascherina nei bambini dovrebbero essere guidate da ciò che è nel migliore interesse del bambino” e, in particolare che “L’uso della mascherina dovrebbe essere flessibile, in modo che i bambini possano continuare a giocare, studiare e svolgere le attività quotidiane. Queste attività sono una parte importante dello sviluppo e della salute del bambino. A nessun bambino dovrebbe essere negato l’accesso alla scuola o alle attività a causa della mancanza di una mascherina” (3);

– le evidenze scientifiche riguardo l’efficacia delle mascherine nel ridurre le infezioni sono scarse, in particolare nei minori; al riguardo, oltre allo studio randomizzato danese Danmask, recentemente anche un grande studio condotto nelle scuole in Spagna ha messo in discussione l’uso delle mascherine (4), così come i rapporti del Department for Education del Governo della Gran Bretagna hanno mostrato che l’utilizzo di mascherine e regole di distanziamento in ambito scolastico non sono stati determinanti per prevenire la diffusione del virus SARS-CoV (5).

A fronte di tale situazione, nella lettera si fa presente come nella letteratura scientifica stiano emergendo – e, di fatto, ancora prima della letteratura, siano concretamente constatabili in prima persona da genitori, educatori, ecc…. – i gravi danni provocati dalle mascherine sulla salute psico-fisica dei bambini, in termini di difficoltà di apprendimento, di comunicazione e di sviluppo del linguaggio.

In particolare, è stato dimostrato che la mascherina impedisce la comprensione delle emozioni ai bambini, con risvolti potenzialmente negativi per la loro crescita emotiva, per la comprensione delle emozioni e del linguaggio non verbale, per lo sviluppo dell’empatia e della fiducia nell’altro (6).

OMS e Unicef hanno evidenziato il rischio dato dal “potenziale impatto dell’uso di una mascherina sull’apprendimento e sullo sviluppo psicosociale”.

Come ha ben spiegato Renata Tambelli, professoressa alla Sapienza di psicopatologia dell’infanzia, in un’intervista a Repubblica del 17 aprile 2022, e riportato nella lettera in oggetto: “Gran parte della comunicazione, fino ai 10 anni di età, passa per il linguaggio non verbale, espresso in larga parte dal volto. Da due anni mettiamo i bambini di fronte a emozioni mascherate, questo può avere implicazioni sia a breve che a lungo termine sul riconoscimento delle espressioni e le emozioni associate”.

Non da ultimo i firmatari della lettera evidenziano come le mascherine FFP2 non siano state omologate per il viso dei bambini, come denunciato da Altroconsumo (7).

Di fatto, l’Italia è ormai l’unico paese europeo a pretendere che i bambini indossino le mascherine a scuola e tale pretesa si configura come un vero e proprio abuso, essendo del tutto ingiustificata, sproporzionata oltre che altamente lesiva dei diritti dei minori.

In tale situazione e di fronte alla gravità della stessa, i firmatari della lettera chiedono all’ufficio scolastico territoriale di Milano e al Garante dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Milano di:

– inoltrare al Ministero dell’Istruzione la medesima comunicazione, attivandosi e attivandolo perchè si provveda all’immediata eliminazione dell’obbligo di mascherine in ambito scolastico;

– ricevere una delegazione dei firmatari della lettera, disponibili a maggiormente dettagliare e documentare le evidenze scientifiche più aggiornate a sostegno della richiesta;

– prendere pubblicamente posizione in difesa dei diritti dei bambini e dei ragazzi.

***

Si aspetta un pronto riscontro da parte delle Istituzioni coinvolte. I nostri bambini e ragazzi, che tanto hanno sofferto durante questi due (e più) anni, hanno più che mai bisogno di interessamento e tutela perché i danni già causati non si aggravino ulteriormente.

Grazie a I blog del Fatto Quotidiano per l’ospitalità

https://www.ilfattoquotidiano.it/…/obbligo…/6590363/

Referenze

1- https://forms.gle/cvhEBNVx32PiYnSJ6

2- https://www.mdpi.com/1660-4601/19/9/5384

3- https://www.who.int/…/q-a-children-and-masks-related-to…

4- https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=4046809

5- https://www.bbc.com/news/health-59895934…

6- http://www.vita.it/…/che-pasticcio-le…/159822/

7- https://www.altroconsumo.it/…/dal…/speciali/ffp2-bambini

14 maggio 2022

20-23 GIUGNO 2022: SUMMER SCHOOL, IL GOVERNO DELLA PANDEMIA. UNO SGUARDO CRITICO

La Fondazione Banco di Napoli e Istituto Italiano per gli Studi Filosofici promuovono la Summer School Il governo della pandemia. Uno sguardo critico.

La Summer School è rivolta a studenti, ricercatori, dottori e dottorandi di ricerca, operatori di enti pubblici, di associazioni no-profit, e, in generale, a tutti coloro che sono interessati a prendere in esame criticamente e a comprendere le modalità con le quali la pandemia da coronavirus è stata governata in Italia.

L’approccio critico che la Summer School intende adottare è motivato sia dall’intento di interrogare i punti ciechi, le incongruenze e le carenze delle politiche messe in atto in Italia (e altrove), sia dalla convinzione che sia necessario ampliare lo sguardo, andare oltre l’analisi delle singole misure, e chiedersi quale sia stata la logica complessiva che le ha rette, oltre che il quadro che ne è stato

offerto dalle istituzioni e dai mass media.

Gli incontri si svolgeranno a Napoli presso la sede della Fondazione Banco di Napoli (Via dei Tribunali, 213) e presso la sede dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici (Via Monte di Dio, 14).

L’iscrizione alla Summer School non prevede quota di partecipazione. L’iscrizione si formalizza inviando entro il 28 maggio 2022 una richiesta al seguente indirizzo e-mail: scuolaestivagoverno-pandemia@gmail.com.

La richiesta deve essere corredata dalle seguenti informazioni: nome e cognome, data di nascita, luogo di residenza, titolo di studio, eventuale ente di appartenenza, oltre a una lettera di motivazione e CV in file pdf separati. Al termine della Summer School verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Il Comitato Scientifico (composto dai proff. Orazio Abbamonte, Paolo Barrucci, Gianvito Brindisi, Gabriella Paolucci, Fiorinda Li Vigni, Geminello Preterossi) valuterà le domande di iscrizione e comunicherà l’elenco degli ammessi, nel numero massimo di 30, entro il 1° giugno 2022.

10 maggio 2022

“Mio figlio dovrebbe indossare una maschera?” Ecco come risponde l’OMS

Come risponde l’organizzazione mondiale della sanità nel marzo 2022, come prima cosa, alla domanda “Mio figlio dovrebbe indossare una maschera?”

Queste sono le loro parole:

“Le decisioni sull’uso della mascherina nei bambini dovrebbero essere guidate da ciò che è nel migliore interesse del bambino.

L’uso della mascherina dovrebbe essere flessibile, in modo che i bambini possano continuare a giocare, studiare e svolgere le attività quotidiane. Queste attività sono una parte importante dello sviluppo e della salute del bambino.

A nessun bambino dovrebbe essere negato l’accesso alla scuola o alle attività a causa della mancanza di una mascherina.”

https://www.who.int/…/q-a-children-and-masks-related-to…

5 maggio 2022

Il governo della pandemia. Uno sguardo critico: Napoli 20.23 giugno. Il programma

La Fondazione Banco di Napoli e l’Istituto Italiano di Studi Filosofici promuovono la

Summer School

Il governo della pandemia. Uno sguardo critico

Napoli 20-23 giugno

La Summer School è rivolta a studenti, ricercatori, dottori e dottorandi di ricerca,

operatori di enti pubblici, di associazioni no-profit, e, in generale, a tutti coloro che

sono interessati a prendere in esame criticamente e a comprendere le modalità con le quali la pandemia da coronavirus è stata governata in Italia.

L’approccio critico che la Summer School intende adottare è motivato sia dall’intento

di interrogare i punti ciechi, le incongruenze e le carenze delle politiche messe in atto

in Italia (e altrove), sia dalla convinzione che sia necessario ampliare lo sguardo, andare

oltre l’analisi delle singole misure, e chiedersi quale sia stata la logica complessiva che

le ha rette, oltre che il quadro che ne è stato offerto dalla narrazione ufficiale.

I diversi punti di vista e gli approcci proposti durante le lezioni concorrono a ricostruire

nel modo più completo possibile questo quadro.

Le lezioni si svolgeranno a Napoli presso la sede della Fondazione Banco di Napoli

(Via dei Tribunali, 213) e presso la sede dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici (Via

Monte di Dio, 14).

L’iscrizione alla Summer School non prevede alcuna quota di partecipazione.

L’iscrizione si formalizza inviando entro il 28 maggio 2022 una richiesta al seguente

indirizzo e-mail:

scuolaestivagovernopandemia@gmail.com

La richiesta deve essere corredata dalle seguenti informazioni: nome e cognome, data

di nascita, luogo di residenza, titolo di studio, eventuale Ente di appartenenza, oltre a

una lettera di motivazione e CV in file Pdf separati.

Al termine della Summer School verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Il Comitato Scientifico (composto dai proff. Orazio Abbamonte, Paolo Barrucci,

Gianvito Brindisi, Gabriella Paolucci, Fiorinda Li Vigni, Geminello Preterossi) valuterà le domande di iscrizione e comunicherà l’elenco degli ammessi, nel numero massimo di 30, entro il 31 maggio.

Programma

20 giugno

Fondazione Banco di Napoli – Via dei Tribunali, 213

Mattino

9:30

Presentazione della Summer School

Gabriella Paolucci – Università di Firenze

10:00

Quale Critica? Per una messa a punto del concetto

Giorgio Cesarale – Università Ca’ Foscari, Venezia

Lucio Cortella – Università Ca’ Foscari, Venezia

Dibattito

Pausa Pranzo

Pomeriggio

15:00

Aspetti internazionali ed europei della gestione della pandemia

Pasquale De Sena – Università di Palermo

Dibattito

21 giugno

Fondazione Banco di Napoli – Via dei Tribunali, 213

Mattino

9:00

Dall’epidemiologia difensiva al mito del rischio zero. Una lettura critica

della gestione della pandemia

Sara Gandini – Università Statale Milano

I numeri della pandemia: quanto conta l’interpretazione?

Clementina Sasso – INAF Osservatorio Astronomico di Capodimonte

Pomeriggio

15:00

Capitalismo emergenziale: la vera crisi e le sue simulazioni

Fabio Vighi – University of Cardiff

Concentrazione e redistribuzione del reddito: utilità della crisi pandemica e

antidoti spirituali per la resistenza

Maria Giovanna Bosco – Università Bocconi – Milano

Dibattito

22 giugno

Istituto Italiano di Studi Filosofici – Via Monte di Dio, 14

Mattino

9:00

Come cambia una forma di vita? Su stato di emergenza e normopoiesi

Mariano Croce – Università “La Sapienza”, Roma

Aspetti costituzionali nel governo della pandemia

Massimo Luciani – Università “La Sapienza” – Roma

Dibattito

Pomeriggio

15:00

Noi sappiamo, ovvero ristabilire la logica dove sembra regnare la follia

Sergio Porta – University of Glasgow

Crisi e critica. L’ordine del discorso pandemico e le sue aporie.

Gennaro Imbriano – Università di Bologna (in attesa di titolo)

23 giugno

Istituto Italiano di Studi Filosofici – Via Monte di Dio, 14

Mattino

9:00

Il monopolio della verità scientifica

Roberta Lanfredini – Università di Firenze

Spettacolo dell’universale e violenza simbolica nel governo della pandemia

Gabriella Paolucci – Università di Firenze

Dibattito

Pausa Pranzo

Pomeriggio

Lavori di gruppo

Chiusura della Summer School

26 aprile 2022

FESTA DELLA LIBERAZIONE

Il monaco Gui Gou

Dopo l’ottava dose, a sorpresa, con un nuovo editto dell’Impero si stabili` di somministrare la nona a tutti gli esseri che popolavano il pianeta in qualsiasiforma, uomini o animali, vivi o morti o fantasmi, in un orgiastico e delirante parossismo vaccinale.

I medici vaccinatori, ossessionati e adirati per il fatto che il monaco Laohu, ora reincarnatosi in Qiaozhi, fosse riuscito piu` volte a prendersi gioco di loro e a sottrarsi alla vaccinazione, tornarono ancora una volta al suo monastero.

Entrarono impugnando tronfi il provvedimento. Sapevano che questa volta Qiaozhi non sarebbe potuto sfuggire loro, qualunque forma avesse nel frattempo assunto.

Il monastero pero` era deserto. Si udiva in lontananza un vociare festante. I medici allora uscirono dal monastero e trovarono in un bosco vicino i monaci, che in cerchio gioiosamente danzavano e cantavano mantra rituali. Cercarono Qiaozhi, ma non lo trovarono. Cosi` si rivolsero all’abate, che osservava in disparte con un sorriso sereno sul volto.

“Dove diavolo e` Qiaozhi? E che cosa significa tutto cio`?”

“Non troverete mai piu` Qiaozhi”, rispose l’abate. “Questa notte, mentre era in profonda meditazione, si e` smaterializzato, avendo conseguito moksha. E` per sempre libero dal ciclo delle morti e delle rinascite, dal samsara. Stiamo festeggiando la sua liberazione”.

In quel momento, i medici vaccinatori raggiunsero l’illuminazione.

25 aprile 2022

Cosa non possiamo perdonare alla Svezia?

Di Sara Gandini, epidemiologa e biostatistica, e Francesca Capelli, sociologa e scrittrice

Dai primi mesi del 2020, l’informazione e la politica italiane non hanno perdonato alla Svezia di aver affrontato la pandemia seguendo una strategia diversa dalla stragrande maggioranza dei paesi. Così, periodicamente, sullo stato scandinavo vengono diffuse notizie travisate o totalmente false rispetto alla situazione epidemiologica.

In questi giorni, la commissione istituita dal governo svedese sotto la pressione del parlamento ha confermato che le scelte sanitarie della Svezia per la gestione della pandemia sono state “fondamentalmente corrette” (1). Più di 17.000 persone sono morte ‘per’ o ‘con’ COVID-19 in Svezia, più decessi pro capite che nei vicini nordici, ma meno che nella maggior parte dei paesi europei che hanno optato per i lockdown. Se consideriamo l’eccesso di mortalità rispetto al passato, l’unico dato che ci permette di fare confronti affidabili, i dati dell’agenzia statistica Eurostat hanno mostrato che la Svezia ha avuto il 7,7% di morti in più nel 2020 rispetto alla sua media dei quattro anni precedenti, e questo eccesso di mortalità è tra i più bassi in Europa.

Alla luce delle conoscenze attuali la commissione ha dichiarato che i lockdown e le chiusure introdotte in altri paesi non fossero necessari. Sono stati fatti degli errori all’inizio del 2020 ma il “giusto equilibrio” è stato raggiunto soprattutto per quanto riguarda il settore educativo. Le scuole materne, elementari/medie sono state tenute aperte, mentre le università e le scuole superiori in alcuni periodi sono passati alla didattica a distanza.

In Italia questo report è stato ovviamente ignorato, mentre i più importanti quotidiani italiani hanno dedicato uno spazio enorme ad un discutibile articolo su una rivista senza impact factor ma spacciata come Nature. Si tratta di un articolo (5) pubblicato su ‘Humanities and Social Sciences Communications’ e la rivista non viene nemmeno elencata tra le riviste del gruppo Nature (6), infatti non è un articolo su uno studio medico-scientifico bensì rimane nell’ambito delle scienze sociali e della comunicazione della scienza. In questo articolo sociologico vengono presentate opinioni e nessuna analisi scientifica ulteriore se non un attacco politico alla Svezia e a Tegnell. L’articolo accusa pesantemente la Svezia di avere permesso che i pazienti Covid-19 più fragili e anziani fossero lasciati morire e trattati con terapie palliative come la morfina, anziché con l’ossigeno, e di un generale negazionismo mescolato a disinformazione pubblica riguardo alla diffusione del contagio e alle precauzioni necessarie.

I titoli dei nostri quotidiani sono particolarmente impressionanti. Repubblica: “Gestione pandemia, la Svezia diventa un caso: ‘Anziani lasciati morire e bimbi usati per diffondere il contagio’. Corriere della Sera: “La strategia della Svezia contro il Covid è stata un fallimento, ora ci sono le prove: morfina invece di ossigeno, bimbi usati per diffondere il virus e manipolazioni”. Il Sole 24 ore: “Studio Nature: la Svezia ha lasciato morire gli anziani di Covid. Sulla prestigiosa rivista scientifica un atto di accusa che coinvolge autorità sanitarie, amministrative e politiche del Paese scandinavo”.

L’articolo, insomma, è stato letto da oltre 200mila persone, eppure non si è ancora guadagnato nemmeno una citazione da altri lavori scientifici (7).

Era già successo nel 2020 che la Svezia dovesse riprendere il modo con cui i giornalisti italiani trattavano le scelte svedesi: “Abbiamo notato che negli ultimi giorni si è generata una spirale di disinformazione su media autorevoli in Italia. Ad esempio, un’intervista del primo ministro Stefan Löfven alla televisione svedese è stata estrapolata dal suo contesto e citata in maniera non corretta”, si legge in un lungo post pubblicato mercoledì sulla pagina Facebook dell’Ambasciata di Svezia in Italia. La frase a cui ci si riferisce è quel “Non abbiamo fatto abbastanza” finito sui giornali di tutto il mondo (😎.

Intanto la Svezia ha creato una commissione per valutare le proprie scelte sanitarie, qualcosa che in Italia difficilmente vedremo. Ma non è l’unico aspetto sui cui ci sarebbe da imparare. Lì hanno puntato tutto sulla fiducia tra cittadini e istituzioni, mentre da noi la gestione autoritaria della pandemia, dai lockdown agli obblighi vaccinali per età, ha creato solo scontro sociale. E se anche la giustificazione per le scelte del nostro governo fosse che gli italiani sono analfabeti funzionali – scusa usata per tutte le misure autoritarie e paternaliste durante tutta la pandemia – anche questa supposizione può essere rispedita al mittente. Secondo lo studio “L’impatto della pandemia Covid-19 nell’opinione pubblica europea” dell’Istituto Cattaneo di Bologna, che riassume i risultati di 12 mila interviste in Italia, Francia, Spagna, Germania, Spagna, Polonia e Svezia condotte nel 2020 e 2021, siamo molto poco complottisti e per nulla “novax”. (9) Non c’era alcun bisogno quindi di introdurre obblighi vaccinali. Come dichiara lo stesso Donato Greco, membro del Cts, al Corriere della sera, il fallimento dell’obbligo è storico: “È stato applicato tante volte e non ha mai portato risultati migliori delle strategie di offerta attiva e gentile. Significa cercare le persone, parlarci, convincerle, tornare a incontrarle. Tuttavia l’obbligo è stata una scelta necessaria per garantire la ripresa delle attività lavorative e sociali” (10). E’ quindi evidente che queste scelte sono tutte politiche e ben poco hanno a che fare con le evidenze scientifiche anche nell’ultimo anno, diversamente da quello che è successo in Svezia, in cui non hanno bisogno di appellare i cittadini come furbi o stupidi.

Cosa dovrebbero pensare, allora, i cittadini quando gli scienziati impongono misure che creano scontro sociale, pur sapendo che non hanno mai funzionato? Questa politica che ha portato all’obbligo vaccinale è la lineare prosecuzione della strategia dei lockdown, delle misure draconiane, delle mascherine all’aperto…. misure che non si basano sulle evidenze scientifiche, come Greco stesso dichiara, ma sul moralismo e un approccio autoritario che continua a trattare i cittadini come analfabeti funzionali. Per convincerci che le chiusure indiscriminate sono buone “in sé”, perché suggeriscono l’idea di un governo forte, competente, che ha in mano la situazione e che “fa quello che si deve fare”, per quanto doloroso. E se i risultati sono modesti, si può sempre dire che, se non si fosse fatto nulla, sarebbe andata ancor peggio.

È una sconfitta per tutti, in primo luogo per la scienza e la politica, sempre meno credibili.

1) https://www.cbc.ca/…/sweden-report-coronavirus-1.6364154

2) https://www.corriere.it/…/svezia-covid-fallimento-prove

3) https://www.repubblica.it/…/gestione_pandemia_la…/

4) https://www.ilsole24ore.com/…/studio-nature-svezia-ha…

5)https://www.nature.com/articles/s41599-022-01097-5

6) https://www.nature.com/nature…/about/journal-metrics…

7) https://www.wired.it/…/covid-19-svezia-strategia…/

https://tg24.sky.it/…/coronavirus-polemica-svezia-italia

9) https://www.cattaneo.org/covideurpubop…

10) https://www.corriere.it/…/covid-greco-non-vaccinati…

grazie a I blog del Fatto Quotidiano per l’ospitalità

https://www.ilfattoquotidiano.it/…/covid…/6564172/

21 aprile 2022

I bambini non sono i più colpiti da questa pandemia, ma rischiano di essere le sue più grandi vittime

Di Sara Gandini, epidemiologa/biostatistica

Su Conflitti, rivista italiana di ricerca, formazione psicopedagogica e gestione dei conflitti, diretta dal pedagogista Daniele Novara

“…

Noi abbiamo lottato per far riaprire le scuole perché tutte le misure di prevenzione hanno effetti collaterali. Per altro avendo a che fare con un virus altamente infettivo, che si diffonde soprattutto al chiuso e che colpisce pesantemente principalmente gli anziani, chiudere le scuole ha fatto sì che in molte famiglie siano stati proprio i nonni ad aiutare nella cura dei bambini. Queste scelte paradossalmente hanno avuto un effetto perverso e probabilmente hanno contribuito negativamente al bilancio della pandemia.

Bisogna inoltre ricordare che il rischio zero non esiste da nessuna parte, specialmente in una pandemia, e che un approccio di epidemiologia difensiva non permette di pensare al benessere di tutta la società con un orizzonte di lungo periodo.

Infatti se in Italia e nel mondo non ci sono forti evidenze scientifiche che la chiusura delle scuole in presenza abbia giocato un ruolo di contenimento del contagio, non ci sono dubbi che abbia creato un grave disagio psicologico nei giovani e abbia messo in grande difficoltà la società tutta, soprattutto alle donne, nel presente e nel futuro.

La didattica a distanza e il lockdown hanno portato ad un aumento significativo nei giovani di depressione, disturbi alimentari, obesità, comportamenti autolesionisti, fino ai suicidi, persino nei bambini e adolescenti. Sono usciti studi di coorte, su importanti riviste scientifiche, che hanno mostrato un aumento sia della depressione che dei casi di suicidio nei minori, non solo in Asia ma anche in Europa, rispetto a prima della pandemia e in corrispondenza con la riapertura delle scuole.

“I bambini non sono i più colpiti da questa pandemia, ma rischiano di essere le sue più grandi vittime”: così apre il report delle nazioni unite dedicato all’impatto del Covid-19 sui bambini (UN Policy Brief: The Impact of COVID-19 on children, 15 April 2020). Per altro, come era immaginabile, i ragazzi con bisogni educativi speciali sono quelli particolarmente danneggiati dall’interruzione dei servizi educativi.

Sulla base dell’esperienza della didattica online nei Paesi Bassi, un importante studio pubblicato su PNAS ha mostrato che i progressi degli studenti sono stati inferiori di circa un quinto rispetto a quello che avrebbero imparato nel corso di un anno scolastico in presenza dopo una chiusura delle scuole di sole 8 settimane. Ricordiamo che l’Olanda è un paese tecnologicamente avanzato per cui il sistema formativo ha potuto disporre di ottime strumentazioni per la didattica a distanza. Gli autori dello studio mostrano che i risultati sono stati disastrosi: se in media l’apprendimento si è ridotto di circa il 20 per cento, l’impatto è stato ancora più grave per gli alunni provenienti da famiglie con genitori senza istruzione universitaria: per loro, la riduzione dell’apprendimento è stata peggiore di circa il 50 per cento rispetto agli altri.

Il 14 luglio 2021 sono stati pubblicati i risultati delle prove invalsi in cui sono stati coinvolti oltre 2,1 milioni di studenti italiani. La didattica a distanza ha comportato un generale rilevante abbassamento delle competenze in particolare per italiano e matematica. Il confronto degli esiti della scuola primaria del 2019 e del 2021 mostra un quadro sostanzialmente stabile ma la scuola primaria è quella che ha potuto chiudere di meno durante la pandemia. Nelle scuole medie i dati sono molto meno confortanti: nell’anno scolastico 2020-2021 non hanno raggiunto risultati adeguati il 39÷ degli studenti di terza media in italiano ei il 45 per cento in matematica. Naturalmente le perdite maggiori sono state registrate tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli. Per le superiori il 44 per cento degli studenti all’ultimo anno non ha raggiunto «risultati adeguati» in italiano e il 51 per cento in matematica, con percentuali quasi doppie tra gli studenti provenienti da un contesto svantaggiato. Al sud Italia per quanto riguarda l’italiano, gli studenti che non raggiungono la soglia minima di competenze in Italiano sono il 64% in Campania e Calabria, il 59% in Puglia, il 57% in Sicilia, il 53% in Sardegna e il 50% in Abruzzo. Mentre per la matematica, il 73% in Campania, il 70% in Sicilia e il 69% in Puglia.

Non andare a scuola ha pesato non soltanto sui giovani ma anche sulle loro famiglie e soprattutto sulle donne. Secondo quanto rileva l’Istat, a dicembre 2020 gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità: 99.000 sono donne e appena 2.000 uomini.

…”

L’articolo completo qui:

https://cppp.it/…/conflitti-la-rivista/Presentazione

18 aprile 2022

L’IGNORANZA DEI FACT CHECKERS

Molti che fanno FactCheck non sanno nulla di ciò che scrivono eppure diventano il verbo e chiunque li corregga viene bollato e censurato!

Martina Pastorelli intervista la giornalista d’inchiesta Serena Tinari: durante la pandemia il giornalismo ha fallito, producendo un lavoro di basso livello le cui prime vittime sono i lettori.

#lachiesachecè

Serena Tinari aveva lavorato anche a precedenti pandemie e aveva vinto prestigiosi premi per il suo lavoro d’inchiesta in questo ambito:

“Pandemia suina, uno spettro che ha preoccupato il mondo. Le previsioni dei catastrofisti non si sono realizzate: il pianeta l’ha vissuta come una comune Influenza. Gli Stati hanno acquistato milioni di dosi di vaccino pandemico, rimaste per lo più inutilizzate. L’hanno fatto su indicazione dell’OMS. Al Consiglio d’Europa, la Commissione Sanità accusa l’OMS di avere creato una “falsa pandemia”, un business miliardario. L’OMS si è fatta condizionare dall’industria farmaceutica”

https://www.laregione.ch/…/serena-pseudoscienze-tinari…

16 aprile 2022

Wargasm-Orgasmi di guerra di Francesca Capelli: la recensione de Il chimico scettico

Una bellissima recensione de Il chimico scettico del libro della sociologa e scrittrice Francesca Capelli

WARGASM-ORGASMI DI GUERRA

Non si tratta di un libro che tratti della guerra in Ucraina, ma di una accurata disamina delle parole e dei segni di due anni di pandemia, cioè della miglior disamina possibile. Perché, e chi segue questa pagina dovrebbe averlo ormai ben presente, in due anni di vicende pandemiche le scienze hanno avuto un ruolo del tutto secondario. Il proscenio è sempre stato presidiato dalle parole, dalla narrazione.

E il libro di Francesca Capelli ci ricorda quanto questa narrazione sia stata aberrante, e anche che c’è un sottile filo rosso dalle impronte delle mani attorno ai bisonti raffigurati nelle caverne fino alla mascherina e al green pass.

E’una buona occasione per tenere a mente chi ha detto cosa e quando, e per leggerne un’analisi acuta. Che non è una cosa di secondaria importanza, in tempi in cui la memoria degli individui tende alla memoria dei social media (cortissima). Di tutto vi riporto un brano che riecheggia un post dell’ autrice, già condiviso a suo tempo su questa pagina:

L’estremizzazione perversa del burocrate è Adolf Eichmann, così come lo descrive Hannah Arendt in La banalità del male. Eichmann, che si limitava a obbedire agli ordini e organizzava il trasporto degli ebrei verso i campi di sterminio senza farsi domande, senza provare né odio né pena per gli esseri umani che mandava alla morte. Paradossalmente il burocrate, portatore della razionalità del metodo scientifico, finisce per abiurarla quando rinuncia all’esercizio del pensiero critico, pratica che non ha a che vedere con l’accumulazione di conoscenze ma con la capacità di distinguere il bene dal male.

Sull’estremo opposto troviamo il crociato, figura premoderna, che risponde – tornando a categorie weberiane – a strutture di potere religiose o carismatiche. Vive lo spazio delle reti sociali come una Gemeinschaft (la comunità di Tönnies), fatta di interazioni immediate e personali, sui cui si basano ruoli, credenze e valori vissuti in maniera identitaria, organica, totemica. Il crociato si sente investito di una missione superiore e salvifica da compiere. Il suo ruolo non è diffondere conoscenza tecnica, ma convertire le anime alla vera fede. Il lockdown, prima, e la vaccinazione poi gli hanno fornito una bandiera nel cui segno combattere, sia che abbracci il discorso ufficiale, sia che si convinca che il Covid non esiste, ma è un complotto ordito da un potere occulto.

Pure il crociato detesta gli intellettuali, in particolare giuristi e filosofi, colpevoli di perdere tempo in troppi distinguo mentre il mondo crolla a pezzi, ma anche i tecnici, che scotomizzano la morale dalle proprie misurazioni. Un esempio per tutti, l’ondata di indignazione che solleva qualsiasi tentativo di calcolare quanti siano stati davvero i morti per Covid, considerato un atto cinico e non un dovere della scienza per ricavarne qualche dato epidemiologico utile. O il rifiuto di valutare i vaccini in base al rapporto costi-benefici. Il crociato non discute, ma evangelizza. Non prevede gradazioni di consenso, ma adesione totale. Non fa appello alla razionalità, all’oggettività del dato, ma al senso di colpa, alla paura, all’emotività, all’uso pubblico dell’empatia. Non vuole persuadere, vuole convertire. E se non ci riesce, è pronto a mandare al rogo l’eretico, convinto che servirà a purificare la società dal male e dalla malattia.

Seguite la seguente pagina per saperne di più

Wargasms/Orgasmi di guerra: il libro

15 aprile 2022