
Di Martina Leonardi, educatrice di Rete Nazionale Scuola in Presenza
Giovedì 24 marzo è uscito in Gazzetta Ufficiale il tanto atteso decreto legge che determina la fine dello stato d’emergenza…. finalmente, diranno i più.
Eppure al mio sguardo ancora qualcosa – forse più di qualcosa – stona.
Non so se gli Italiani si sono accorti che dal primo maggio i nostri figli saranno gli unici cittadini a dover indossare la mascherina all’interno degli istituti scolastici, mentre in tutti gli altri luoghi non sarà più obbligatoria. Obbligo che è ormai decaduto anche in gran parte degli altri paesi europei.
Si creerà una situazione paradossale: bambini/bambine, ragazzi e ragazze potranno entrare al cinema, al ristorante, a teatro, in discoteca, al supermercato senza mascherina mentre a scuola dovranno attenersi a regole diverse.
I loro genitori potranno accedere a luoghi di lavoro senza indossare il dispositivo di protezione facciale, ma studenti e studentesse non potranno, tra le altre cose, godere del sorriso di insegnanti e compagni.
La narrazione dominante continua imperterrita a non voler accettare ciò che gli studi scientifici ci dicono da ormai due anni, ovvero che la scuola è uno dei luoghi più sicuri, anche a fronte di nuove varianti più contagiose.
Gli studi scientifici hanno ampiamente dimostrato che nei bambini la probabilità di contrarre e di diffondere il virus sars-cov2 è significativamente più bassa rispetto agli adulti.
Non importa che studi scientifici recenti abbiano dimostrato che non vi sia differenza significativa tra l’uso delle mascherine in classe o stare senza per gli under 12 e che, ad agosto 2021, e che il TAR del Lazio ne abbia sconsigliato l’utilizzo.
Non importa neanche che le FFP2 non siano DPI idonei per i bambini e quindi che il loro utilizzo in queste fasce d’età non sia a norma.
No: i nostri figli devono continuare a frequentare la scuola fermi, immobili, lontani dagli altri e mascherati.
E c’è di più: con questo nuovo decreto la mascherina FFP2 viene introdotta anche alla Scuola dell’Infanzia – al pari che negli altri cicli – in presenza di 4 casi positivi per tutti gli alunni che abbiano compiuto 6 anni.
Non importa neanche che a maggio in molte scuole d’Italia farà caldissimo: mica ci devono stare i ministri dentro le aule!
A livello comunicativo, ancora una volta, tutto questo cosa significa?
Significa far passare la scuola, i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze come un pericolo, significa ancora una volta bollarli come untori quando in realtà non lo sono mai stati.
Significa non pensare agli effetti collaterali che possono avere queste misure su soggetti in crescita.
Significa continuare a non avere un pensiero pedagogico: quando vengono inserite determinate regole, pensiamo a cosa insegniamo ai bambini?
Abbiamo mai pensato quanto distanza e mascherine possano aver minato la fiducia verso l’altro (che si costruisce proprio nell’infanzia e in età scolare) creando in loro, una certa ostilità verso chiunque è diverso, verso chiunque sia fuori dalla cerchia familiare?
E che tutto questo, nella testa di un bambino,ha significato che l’altro, colui che fino a ieri mi era amico, può con un solo tocco, con un solo scambio di matite o pennarelli, infettarmi.
Questo abbiamo insegnato ai nostri figli: che ogni scambio umano, se non filtrato o controllato da qualcosa, potrebbe essere pericoloso per la loro e la nostra vita.
Che utilità ha la mascherina, a stato di emergenza finito, con ricoveri sia in terapia ordinaria che in terapia intensiva non preoccupanti, con classi composte da vaccinati e guariti?
Nota bene. E qui arriviamo al bello di questa riflessione: il maggior produttore di mascherine in Italia fino al settembre 2021 è stato il gruppo Fca di John Elkann, che, convertendo addirittura la storica sede di Mirafiori, ebbe la prima commissione di mascherine chirurgiche pediatriche durante il governo Conte.
Dall’estate 2020 Fca ha prodotto da sola la metà del fabbisogno di mascherine in Italia: si stima una cifra di 27 milioni di chirurgiche al giorno, tra le quali anche quelle pediatriche consegnate nelle scuole. Poi, a causa delle numerose lamentele sulla qualità delle mascherine prodotte dall’ex gruppo Fiat, che chi ha figli in età scolare conoscerà bene, sono state ritirate.
Il gruppo Fca durante la pandemia ha incassato dallo Stato ben 237 milioni di euro.
In questo nuovo decreto, troviamo stanziati altri 30 milioni di euro per l’acquisto di mascherine che al momento vede tra i produttori Fater spa (gruppo Angelini), azienda abruzzese che produce materiali assorbenti per l’igiene della persona e che da marzo 2020 ha convertito parte della produzione per fabbricare mascherine. Mascherine che continuano ad essere poco utilizzate dagli studenti poiché ritenute scomode.
Ci chiediamo quindi: con tutti i soldi spesi in mascherine, spesso non utilizzate, quante scuole potevamo ristrutturare, imbiancare, ripulire, abbellire … quanti rotoli di carta igienica o di scottex avremmo potuto acquistare, visto che spesso i genitori sono costretti a portarli da casa?
E invece no, ci compriamo le mascherine e i nostri figli devono ancora subire vessazioni dal Governo che gioca al padre premuroso quando forse gli interessi sono ben altri, e come spesso accade riguardano l’economia.
– In foto le uniche mascherine che vorremmo vedere sui nostri figli-
Referenze
https://www.thelancet.com/…/PIIS2666-7762(21…/fulltext
https://www.ospedalebambinogesu.it/nuovo-coronavirus…/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34419199/
https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm…
https://www.ambientediritto.it/…/tar-lazio-roma-sez-1…/
https://www.altroconsumo.it/…/dal…/speciali/ffp2-bambini
https://www.iltempo.it/…/mascherine-fca-autorizzazione…
https://www.iltempo.it/…/mascherine-fca-anti-covid…/
https://www.ilsole24ore.com/…/dai-pannolini-mascherine…
https://www.ilfattoquotidiano.it/…/caro…/6457986/
28 marzo 2022