Perdere la fiducia

Di Ilaria Durigon, fondatrice di Lìbrati. La Libreria delle donne di Padova

Ora che la pandemia è agli sgoccioli si aprirà, spero, uno spazio di verità per analizzare ciò che accaduto, senza tabù e paraocchi. Senza fedi cieche.

Tra tutte le analisi attese, la più importante e rivelatrice sarà quella sugli eventi avversi al vaccino. Essa, più di tutte, getterà nuova luce su questi mesi e sui principi che hanno guidato la politica nella scelta delle misure adottate: aumento del potere in chiave autoritaria e diminuzione della spesa pubblica a vantaggio di imprese private. Tutto il contrario cioè del principio di tutela della salute delle persone.

Per molte persone – statisticamente troppe (?) – vaccinarsi è stato il contrario della salute.

Anche io ho avuto – e ho tuttora – la mia personale esperienza: a inizio gennaio – il 3 per la precisione – ho fatto la terza dose (motivata unicamente dal gp in scadenza) e non mi sono ancora ripresa. E, informandomi presso medici tra cui il mio medico di base e tra le mie conoscenze (dirette) per cercare di capire cosa fare e quanto avrei dovuto aspettare per tornare a star bene, ho scoperto essere un’esperienza diffusissima. È “sicuro”, mi chiedo, un vaccino che fa star male le persone per settimane/mesi? (Per persone, è importante sottolinearlo, mi riferisco soprattutto alle giovani donne che, neanche a dirlo, anche in questo caso sono quelle statisticamente più colpite dagli eventi avversi, che più di tutte cioè si sono dovute sacrificare per il “bene della collettività”. E le femministe? Zitte).

In questa mia esperienza, la cosa più sconcertante non è stata lo svelamento di un potere che mente per ragioni politiche ed economiche, quanto piuttosto la rilevazione degli effetti mentali, sociali ed emotivi di questo potere, visibili nella reazione delle persone a cui l’ho raccontato. Per la maggior parte, è stata di negazione o banalizzazione della mia esperienza con risposte che vanno dalla testimonianza che nei loro casi non c’era stato alcun effetto avverso, né ‘per i loro zii, amici e parenti tutti’; o che certamente stavo confondendo semplice (e inevitabile) stanchezza con l’inoculazione; che dovevo avere in mente quelli che il Covid lo avevano preso e – in qualche modo – dovevo stare zitta e portare pazienza. Un miscuglio di individualismo cieco, fede acritica e mancanza assoluta di sensibilità politica e giuridica (oltre che interpersonale…).

Questo muro eretto in nome di una fiducia cieca nei confronti del potere, e della scienza al servizio del potere, getta ombre spaventose sul futuro. Molto più che il potere stesso.

Io non ho mai avuto una fede assoluta, ma fiducia sì, ho creduto in chi mi ha detto che ‘un paio di giorni, massimo una settimana e torni come prima’, medici e scienziati; ecco: di loro non mi fido più.

18 marzo 2022