Alberto Latorre è un consulente che, basandosi su un approccio filosofico, offre a coloro che ne hanno bisogno un aiuto ad affrontare situazioni problematiche attraverso il dialogo, il pensiero critico, il ragionamento, l’argomentazione.
In questi mesi ha incontrato numerose famiglie le cui dinamiche relazionali sono state travolte dall’emergenza sanitaria e dalle sue modalità gestionali, raccogliendo numerose testimonianze, spesso drammatiche.
Per Goccia a Goccia ha scritto un breve saggio che condensa, con acutezza e lucidità, una serie di considerazioni sulla “nuova normalità” dei bambini, dei ragazzi e delle loro famiglie, usando come chiavi della sua indagine la psicologia, la filosofia, la storia, l’antropologia.
Desideriamo condividere con voi, in sei puntate, le sue riflessioni.

1) PROLOGO: CASI REALI
Un bambino di 8 anni dice al suo migliore amico fin dai tempi della sezione Primavera della scuola dell’infanzia, testuali parole: “Con te non gioco più. I no-vax devono morire tutti”.
Un bambino di 5 anni, che negli ultimi due anni è stato costretto dalla mamma a indossare la mascherina e a continuare a igienizzarsi le mani quando gioca, non vuole più andare al parco.
Se la mamma lo porta in macchina non vuole scendere, se lo accompagna a piedi urla e si butta in terra, dicendo: “No, non voglio, non voglio, ho paura. Non voglio ammalarmi”.
Un bambino di 7 anni che ha iniziato a tenere la mascherina durante la DAD a casa dei nonni, ai quali genitori l’avevano lasciato per recarsi al lavoro, è così assuefatto al suo utilizzo che ora la vuol tenere anche in casa e per andare a letto a dormire la notte.
Un’adolescente di 15 anni che, lo scorso anno scolastico, dopo cinque quarantene e i mesi di DAD e dopo aver tentato il suicidio proprio perché non reggeva più di stare chiusa “soffocata” in casa (non a caso ha cercato di impiccarsi), oggi non vuole più uscire dalla propria camera. Si è di fatto ritirata da scuola, passa le giornate distesa sul letto a osservare il soffitto o attaccata al cellulare fino a notte fonda. I genitori, disperati, non sanno più cosa fare.
Un ragazzino di 12 anni, non vaccinato, risultato positivo, è stato isolato nella sua camera, seguendo alla lettera le disposizioni fornite in caso di contagio di un componente della famiglia. La mamma, peraltro vaccinata con 3 dosi – con tanto di mascherina – gli bussava alla porta, gli appoggiava il vassoio con il pasto in terra e dopo essersi allontanata, il figlio – anch’egli con la mascherina indossata – apriva la porta, raccoglieva il vassoio e rientrava in camera. I rari contatti con la famiglia (genitori e fratello maggiore tutti e tre vaccinati con tre dosi) avvenivano attraverso messaggi WhatsApp e una videochiamata serale della madre che spesso tuttavia il figlio rifiutava[1]. In quei giorni il ragazzo ha iniziato a rimanere sveglio fino a tardi a giocare coi videogiochi senza che i genitori intervenissero. Nonostante siano passate diverse settimane, nulla è cambiato nel ragazzo rispetto al tempo trascorso con i videogiochi[2].
Una ragazzina di 13 anni, che lo scorso anno scolastico si è fatta complessivamente 45 giorni di quarantena chiusa in camera sua, senza contare i mesi in DAD, i cui genitori hanno scelto di non vaccinarsi e di non vaccinarla, vuole essere vaccinata per non dover rinunciare alla vita con le amiche, ad andare all’oratorio, alle partite di pallavolo, alla possibilità di prendere il pulmino per andare a scuola. Dopo infinite discussioni e liti con la madre, è arrivata a minacciarla di scappare di casa e di suicidarsi se non l’avesse portata a fare il vaccino. La madre disperata alla fine ha ceduto. L’ha accompagnata, ma ogni giorno che passa vive con il terrore che la figlia possa avere una reazione avversa. La mamma non riesce più a dormire dalla preoccupazione.
Ragazzo 16enne che non vuole essere vaccinato, i genitori si sono vaccinati e hanno fatto vaccinare la figlia 14enne. Si è chiuso in camera, non va più a scuola, ha minacciato di suicidarsi nel caso in cui i genitori lo portino. Continui litigi e colpevolizzazioni reciproche tra fratello e sorella, tra genitori e figlio.
Genitori divorziati che litigano tra di loro perché uno è favorevole a vaccinare la figlia 12enne, mentre l’altro è nettamente contrario. La figlia si è chiusa in se stessa e si sente dilaniata dalle due scelte (non a caso si è tagliuzzata su entrambe le braccia con la taglierina). Da un lato vorrebbe farlo per poter riprendere la sua attività sportiva, dall’altro ha paura. Ma soprattutto sta male perché capisce di essere la causa dei pesanti litigi tra i genitori che, dopo una separazione travagliata, avevano raggiunto un certo equilibrio.
Queste sono solo alcune delle situazioni – quelle più recenti e per certi versi più gravi ed emblematiche – che mi sono trovato ad affrontare in questi ultimi due anni nel mio lavoro di consulente genitoriale. Taccio delle situazioni, ampiamente documentate dalla cronaca negli ultimi due anni, nonché dall’allarme lanciato nel novembre 2021 da oltre 900 tra psicologi e psichiatri italiani[3] quali l’abbandono scolastico, il ritiro nella propria camera (hikikomori), la dipendenza dai videogiochi (game disorder) e dai dispositivi, il drop-out (ovvero l’abbandono dell’attività sportiva), l’aumento di fruizione di contenuti pornografici, l’incremento dei tentativi di suicidio (e di quelli ahimè riusciti) e di consumo di tranquillanti e psicofarmaci anche tra bambini e adolescenti, che riscontro sempre più frequentemente.
2) WELCOME TO THE NEW WORLD ORDER
“Welcome to the new world order” (Benvenuti nel nuovo ordine mondiale): così cantava nel 1995 Bruce Springsteen in The ghost of Tom Joad, la ballata (title track dell’omonimo album) ispirata al romanzo di John Steinbeck Furore, in cui riadattava la vicenda del romanzo – ambientato negli anni ’30 del Novecento, quelli della Grande Depressione –, agli anni ’90 del secolo scorso[4].
Benvenuti nella nuova normalità, mi verrebbe appunto da dire parafrasando il primo verso della canzone, benvenuti nella nuova normalità della scuola, della famiglia e della società.
Nuova normalità da un lato perché la frequenza delle situazioni sopra descritte e dall’altro le sempre più stringenti disposizioni e la loro complessiva favorevole accoglienza da parte della maggioranza dei cittadini, sembrano appunto delineare una nuova normalità. Situazioni di estremo disagio familiare e disposizioni discriminatorie, ricattatorie, persecutorie sembrano infatti essere accettate da un’ampia maggioranza come normali. Come naturali conseguenze di leggi fisiche facenti parte dell’ordine naturale dell’universo. Mentre si tratta di precise scelte politiche e di uno stravolgimento radicale della natura umana[5].
3) PERDERE LA PROPRIA IDENTITÀ
Tra le tante ingiustizie e i molti aspetti critici e problematici che la canzone di Springsteen (nonché il romanzo di Steinbeck e il film dalla Zhao) racconta e mette in luce, c’è un tema che più di altri è devastante, ovvero la perdita della propria identità.
I cambiamenti socio-economici narrati in queste tre opere e sui quali le persone coinvolte – come nel caso dell’attuale emergenza – non hanno alcun potere né possono esercitare alcun controllo, modificano radicalmente l’identità dei diversi protagonisti, portando (per citare un altro verso della ballata springsteeniana), alla perdita della casa (“no home”) intesa anche e soprattutto come dimensione famigliare, del lavoro (“no job”), della pace (“no peace”) e del riposo (“no rest”), vale a dire di quelle dimensioni essenziali per poter vivere una vita degna di tale nome, e quindi alla perdita di ciò che contribuisce a definire la propria identità.
Ed è quello che è accaduto e sta accadendo a molte persone adulte in questi mesi, costrette a chiudere la propria attività (temporaneamente o definitivamente per effetto delle restrizioni e dei lockdown a yo-yo), o a perdere il proprio lavoro (sospesi senza stipendio) e con esso la sicurezza di poter mantenere se stessi e la propria famiglia e garantirsi serenità e tranquillità.
Lavoro che, assolvendo a una vasta gamma di bisogni fondamentali, a partire da quelli di autorealizzazione e di effettività – concetto sul quale ritornerò in seguito –, nel momento in cui viene perso produce nelle persone un profondo stato di ansia, di smarrimento, di fallimento personale, di depressione, oltre che minacciare la stessa possibilità di sopravvivenza. Con tutte le conseguenze in termini di tranquillità personale e serenità anche all’interno delle mura domestiche, per esempio nel rapporto con i propri figli.
Ma anche chi ha scelto di vaccinarsi vive costantemente sotto la minaccia di poter perdere i propri diritti da un giorno con l’altro – e con essi anche il lavoro – nel momento in cui dovesse compiere scelte mediche diverse[6].
4) LA MALATTIA COME PECCATO: I NUOVI LEBBROSI
Più in generale il clima di incertezza normativa dettato da leggi che cambiano continuamente nell’arco di poche settimane contribuisce a determinare uno stato di incertezza e di insicurezza generalizzato che attiva incessantemente il sistema nervoso, predisponendolo in uno stato di costante allerta e facendo sì che ognuno si senta perennemente sotto esame e potenzialmente colpevole di qualche trasgressione.
Si è rovesciato un paradigma ben noto agli storici delle religioni presente in ogni cultura in senso sincronico e diacronico, ovvero quello per il quale il peccato era anticamente concepito come malattia e come tale trasmissibile. Emblematica in questo senso è la figura biblica, in particolare evangelica, del lebbroso, il quale è malato perché ha peccato contro Dio e che quindi viene da lui punito. Egli, il lebbroso, viene emarginato dalla società per ragioni, ancor prima che sanitarie, religiose. Costui infatti può rendere impura la comunità con il suo peccato e quindi portare gravi conseguenze in seno ad essa[7]. Controprova di questo – sempre per limitarsi alla Bibbia e in particolare ai Vangeli – è il concetto di puro, ben incarnato dai rituali di purificazione che rendevano le persone atte a poter accedere ai luoghi sacri. Tali rituali avevano carattere apotropaico, ossia di allontanare non tanto le malattie, quanto i peccati, i quali sono la causa della malattia. Puro è colui che non commette peccato o che, purificato da esso, è perciò sano.
Bene, oggi assistiamo a un rovesciamento di questo paradigma. Chi non si è purificato con il vaccino è un potenziale malato o peggio ancora untore e, come tale, peccatore, colpevole: un “fuorilegge morale” agli occhi della società[8].
Vivere sotto la costante minaccia di essere dei colpevoli o dei potenziali criminali crea uno stato di allerta che provoca forti tensioni che finiscono inevitabilmente per diventare pervasive anche delle relazioni più intime. Quando ci si sente braccati si attivano quelle reazioni primitive di difesa, di fuga e di attacco, con conseguenze in termini di serenità: anche in famiglia (“no home”), spaccata in due da chi è pro o contro il vaccino, pro o contro Green Pass, fratture che allontanano tra di loro gli stessi genitori (non necessariamente divorziati), e che contrappongono genitori e figli. Finanche le singole persone, come quella mamma o quella ragazza – menzionate nel prologo – che si sentono dilaniate rispetto alla scelta da compiere.
Per tacere della divisione sociale, sotto gli occhi di tutti, e ahimè ben rappresentata dall’affermazione di quel bambino di 8 anni con cui ho aperto questo mio contributo, la cui gravità ed emblematicità vanno oltre l’eccezionalità del singolo episodio.
(Per conoscere Latorre
https://www.liberamentecpf.com/chi-sono)
Referenze
[1] Nulla in confronto verrebbe da dire – e questa è invece notizia di cronaca – a quella madre statunitense che per timore di essere contagiata dal figlio influenzato l’ha chiuso nel bagagliaio dell’auto per portarlo a fare il tampone. https://www.ilgiorno.it/…/mamma-chiude-figlio-positivo…
[2] Nonostante tutte le precauzioni prese, padre, madre e fratello maggiore (tutti e tre vaccinati) hanno comunque preso il Covid. Il padre con sintomi piuttosto seri tali da far temere un suo ricovero ospedaliero.
[3] https://comunicatopsi.org/
[4] Il testo della canzone narra di persone che, espulse dal mercato del lavoro per effetto della globalizzazione, che proprio in quegli anni cominciava a far sentire le prime e pesanti conseguenze negative anche sulla working-class statunitense, e avendo perso tutto dall’oggi al domani si trovavano a vagare lungo le autostrade e le zone desertiche senza casa, senza lavoro, senza pace, senza riposo (“no home, no job, no peace, no rest”). Vicenda – quella dei nomadi statunitensi – che è stata immortalata dallo splendido film – premio Oscar 2020 – di Chloé Zhao (premio Oscar come miglior regista) Nomadland, interpretato da una straordinaria Frances McDormand (anch’essa premio Oscar come miglior attrice protagonista).
[5] Tra le innumerevoli norme discriminatorie basti menzionare la recente decisione di attivare la DAD per gli adolescenti non vaccinati o non boosterati nel momento in cui in classe dovessero esserci due alunni positivi; anche per i bambini nelle scuole primarie ciò è previsto, quando vi siano 5 positivi in classe. Norma che – è sotto gli occhi di tutti – non ha alcuna valenza né medica, né tanto meno scientifica. Si tratta e bisogna dirlo senza mezzi termini di una norma discriminatoria, segregazionista, il cui unico scopo è quello di estorcere un libero consenso informato.
[6] Chiarisco a scanso di equivoci che sono per la libertà di scelta vaccinale negli adulti e contrario a ogni forma di coercizione diretta o indiretta. Mentre per la vaccinazione di bambini e adolescenti condivido il pensiero di quanti raccomandano cautela e di fatto la sconsigliano.
[7] Molto vi sarebbe da dire su quest’ultimo aspetto pensando alle feroci critiche rivolte dai farisei e dai sommi sacerdoti (l’ortodossia religiosa ebraica, la Scienza del tempo), nei confronti di Gesù il quale guariva (sic!) i lebbrosi e gli infermi con modalità non approvate dalla legge mosaica (il protocollo per eccellenza) e il cui potere derivava – a detta dei suoi detrattori – da Satana.
[8] Si pensi alla conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri in cui costui ha affermato che chi non si vaccina muore o fa morire.
16 febbraio 2022