Riceviamo e pubblichiamo volentieri l’intervento di Lucia Tozzi e segnaliamo anche l’intervento della Rete Nazionale Scuola in Presenza:

Dopo due anni di restrizioni, didattica a distanza, continue quarantene e isolamento sociale, bambini e ragazzi sono allo stremo. È assolutamente urgente semplificare i protocolli per la gestione dei casi covid nelle Scuole – che devono tornare ad essere le sedi privilegiate per un armonico sviluppo della personalità degli studenti – e alleggerire il loro peso anche in tutte le attività che vedono i giovanissimi come protagonisti. Diversamente, il rischio è quello di superare la pandemia ma di creare problemi gravi agli adulti di domani.
Un rischio che non possiamo e non dobbiamo correre.https://www.facebook.com/photo?fbid=10157849833339058&set=pcb.302930978528119
DAD e lo spettro di ulteriori discriminazioni
di Lucia Tozzi, giornalista indipendente
In questi giorni si decide in che modo “semplificare” i protocolli di sorveglianza Covid nelle scuole. Si tratta di una decisione cruciale, che può influire in modo politicamente pesante sull’evoluzione della gestione dell’epidemia. Quasi tutti ormai concordano che l’attuale sistema di isolamenti e quarantene, barocco e vessatorio, è socialmente ingestibile, perché comporta troppi disagi psichici e organizzativi alle famiglie e agli istituti scolastici.Ma le modifiche ai protocolli in vigore possono prendere due strade opposte dal punto di vista politico: rafforzare il valore discriminatorio del Green Pass, estendendolo anche alla scuola primaria, oppure alleggerire le misure per tutti, vaccinati, guariti e non vaccinati, in modo uniforme.
Nel primo caso si confermerebbe la “gestione italiana” del Covid: nel momento storico in cui quasi tutti gli altri paesi europei abbandonano le restrizioni e le distinzioni, avviandosi verso l’uscita (speriamo definitiva) dallo stato emergenziale, l’Italia continua ad alimentare nei suoi cittadini un senso di terrore sproporzionato alla realtà , giustificando così il mantenimento del Green Pass, un provvedimento che contro ogni razionalità scientifica – alla luce dei dati nazionali e internazionali – consente il privilegio di usufruire dei diritti garantiti dalla Costituzione.Se invece si decidesse di abolire le misure restrittive, ad eccezione dell’isolamento per gli studenti positivi sintomatici, si getterebbero finalmente le basi per una politica che accoglie la razionalità scientifica, che si allinea alla tendenza dei paesi che si proclamano affezionati ai principi dello Stato di diritto e, soprattutto, che abbandona la perniciosa convinzione che la promozione del vaccino possa essere ottenuta solo attraverso metodi coercitivi.
Gli Italiani hanno aderito con entusiasmo alla campagna vaccinale, indipendentemente dal Green Pass: l’Italia è uno dei paesi con la più alta percentuale di vaccinati al mondo, le terze dosi sono state somministrate in gran parte ben prima della scadenza del Green Pass e, in poco più di un mese, oltre il 30% dei bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni ha ricevuto la prima dose. Solo la Spagna e il Portogallo hanno raggiunto numeri maggiori (che si attestano intorno al 50% ma senza alcun obbligo di Legge).Accanirsi sull’esigua minoranza di non vaccinati, soprattutto giovani, escludendoli dai diritti fondamentali come lo sport o le attività didattiche e ricreative in presenza, è politicamente gravissimo in una situazione in cui i dati ufficiali dicono che: 1) il vaccino offre ai giovani e giovanissimi una difesa bassissima dal contagio e quindi, vaccino o non vaccino, il virus circola.2) I giovani e giovanissimi hanno un’incidenza di casi gravi bassissima. 3) Il personale scolastico è in assoluto il più vaccinato (anche con terze dosi) tra tutte le categorie di lavoratori.4) La variante Omicron ha una letalità più bassa della variante Delta.5) L’impatto sulla psiche degli studenti di tutte le età della DAD è stato devastante: si sono moltiplicati casi di disordini alimentari e comportamentali, di depressione, e purtroppo anche di suicidio.Inoltre la vita quotidiana per la popolazione, e in particolare per quella giovanile, non può includere la normalità delle discriminazioni.Hanno cercato di fare accettare l’idea della limitazione di certe libertà ai non vaccinati per ragioni di sicurezza.
È sempre la sicurezza a giocare il ruolo del cavallo di troia per ogni discriminazione. Ma di che sicurezza stiamo parlando?In un primo momento è stato sostenuto che il vaccino avrebbe avuto un’altissima efficacia nella limitazione del contagio attribuendogli un ruolo sociale di primaria importanza, accompagnato da un giudizio morale:se accetti il minimo rischio di vaccinarti proteggi l’intera società, non solo te stesso. Se per qualsivoglia motivo tu non lo voglia (ma anche POSSA) fare esponi il resto della società al pericolo di contagio da parte di un virus potenzialmente letale.Di fronte ai dati che mostrano una situazione molto meno allarmante rispetto agli ultimi due anni non solo non possiamo accettare ulteriori discriminazioni, ma non possiamo nemmeno più accettare quelle già in essere.
1 febbraio 2022
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