di Marco Moretti, psicologo psicoterapeuta, e Francesca Capelli, sociologa e giornalista

«[…] due cose sono chiare: primo, che nel porre le domande non metteremo limiti alla nostra hybris; secondo, che nell’accettare le risposte ci condurremo sempre con umiltà. Queste due caratteristiche ci metteranno in netto contrasto con la maggior parte delle religioni del mondo, le quali dimostrano scarsa umiltà nell’accettare le risposte, ma grande timore nel porre le domande».(G. Bateson, Dove gli angeli esitano, p. 207)Nel furore scientista che stiamo vivendo da due anni a questa parte, ci si dimentica che la scienza non è una disciplina, ma un metodo. Che consiste nel formulare ipotesi, dette anche congetture, e sottoporle a verifica sperimentale. Questo comporta alcune conseguenze: la prima è che qualsiasi enunciato scientifico è per sua natura falsificabile, altrimenti saremmo nel campo dei dogmi, della religione.
La seconda è che la scienza è democratica, malgrado qualcuno affermi il contrario. Infatti i dati sono pubblici, o meglio, dovrebbero. E’ di questi giorni l’articolo di Peter Doshi (1) che denuncia il fatto che non siano hanno ancora stati resi disponibili i dati degli studi sui vaccini. Questo è fondamentale perché i risultati possano essere rivisti ed eventualmente falsificati, per presentare tesi contrarie. Ma una volta che questi dati siano noti, a disposizione di tutti e corretti, ciò che vale è la capacità di provare le proprie ipotesi e non il principio di autorità (ipse dixit). Che poi chi è in grado di provare tali ipotesi, abbia anche investito molti anni della sua vita nello studio, è circostanziale. Il discorso pubblico e giornalistico, invece, ha trasformato la scienza in una religione monoteista, fatta di dogmi indiscutibili, e non un processo sottoposto a continua revisione, dove non esiste un’unica “verità”, ma diverse teorie in conflitto. Non un blocco monolitico, ma un mondo permeabile alle lotte di potere tra Stati, imprese, università.
Secondo Gregory Bateson (2), la differenza fondamentale tra scienza e religione (che qui definiremo “scienza intelligente” e “religione stupida”) è che la scienza pone domande arroganti e fornisce risposte in modo umile, mentre la religione pone domande umili e fornisce risposte in modo arrogante. Integrando la proposta di Bateson con quella di Carlo Cipolla (3) vediamo che una scienza intelligente e una religione stupida si collocano in modo opposto nell’equilibrio tra sé (autoreferenzialità) e gli altri (eteroreferenzialità), vantaggio e svantaggio, arroganza e umiltà, senso di onnipotenza e senso di impotenza.
Nella totale arroganza troviamo la delinquenza che è una completa autoreferenzialità autodeterminata, cioè un autoaffermazione vantaggiosa per sé e svantaggiosa per gli altri basata sul senso di onnipotenza. Nella totale umiltà, invece, troviamo l’ingenuità che è completa eteroreferenzialità eterodeterminata, cioè una dipendenza vantaggiosa per gli altri e svantaggiosa per sé basata sul senso di impotenza.Una scienza intelligente, che pone domande in modo arrogante e fornisce risposte in modo umile, risulta vantaggiosa per sé e per gli altri. All’estremo opposto, una religione stupida risulta dannosa per sé e per gli altri. La scienza può correre tre rischi: Trasformarsi in stupida religione, quando pone domande in modo umile e fornisce risposte arroganti. Diventare ingenua e impotente quando pone domande e fornisce risposte in modo umile.Diventare delinquenziale, poiché basata sul delirio di onnipotenza, quando pone domande e fornisce risposte in modo arrogante.
Per questo, prima di sghignazzare dandosi grosse pacche sulle cosce davanti a idee eterodosse, prima di deridere i cosiddetti “laureati di Facebook”, converrebbe sospendere il giudizio. Un po’ perché il sistema di credenze di ognuno ha sempre una componente fideistica e irrazionale, solo che quando ci riguarda non la vediamo, perché tendiamo a giustificarla con una spolverata di razionalità. Inoltre, in un momento così dinamico, conviene non essere troppo trancianti. C’è sempre il rischio, domani, di trasformarsi nei laureati di Facebook di cui ridere tenendosi la pancia.
(1) https://www.bmj.com/content/376/bmj.o102
(2) Bateson, G., Bateson, M.C. (1989) Dove gli angeli esitano. Adelphi, Milano.(3) Cipolla, C.M. (1988) Allegro ma non troppo. Il Mulino, Bologna.
24 gennaio