Intervento di Sara Gandini (video) alla commissione Du.pre

«Io lavoro da 20 anni in ambito di prevenzione oncologica che è sempre più orientata nella direzione di una prevenzione personalizzata, alla luce del dato che la prevenzione secondaria in ambito oncologico, come gli screening di prevenzione, possono avere effetti collaterali indesiderati e per questo vengono proposti non a tutta la popolazione ma differenziando sulla base delle diverse fasce di rischio. Da decenni parliamo di medicina personalizzata e di prevenzione personalizzata anche perché si sa che messaggi univoci universali, uguali per tutti non servono e possono essere controproducenti o dannosi.

La pandemia invece è stata gestita senza tenere conto delle differenze tra i soggetti e i fattori di rischio. Abbiamo bisogno quindi di recuperare la relazione di fiducia medico paziente, lasciando liberi i medici di consigliare secondo coscienza, e capire soggetto per soggetto quali strategie di prevenzione e di cura funzionano meglio e quali esami è il caso di fare o meno.

Sono convinta che uno dei problemi principali della pandemia sia stata la deriva verso una epidemiologia difensiva alla ricerca del rischio zero, che non tiene conto delle differenze dei rischi e degli effetti collaterali delle stesse misure di prevenzione. La mia obiezione quindi non riguarda l’efficacia del vaccino, che rispetto alla malattia grave è ampia, anche a distanza di tempo, per quel che si sa ora. I vaccinati dovrebbero quindi essere tranquilli e non dovrebbero avere paura di chi non è vaccinato. Ma anche questo continuare a parlare di eventi collaterali dei vaccini, come fanno alcuni, non mi convince. In generale questo continuo alimentare paure non serve e non aiuta a pensare.

Tuttavia bisognerebbe fare dei distinguo. Come mai in vari paesi europei hanno sospeso il vaccino moderna per i giovani (sotto i 30 o sotto 18), sulla base di un eccesso di miocarditi, e in Italia non se ne parla?

Pur mantenendo lo sguardo da epidemiologa, ho quindi posto un problema politico che è nato da una serie di domande e di dubbi come quella appena accennata. Perché il dubbio è fondamentale in ambito scientifico e anche la consapevolezza di non poter portare verità assolute. Fin dall’inizio ad esempio ho dubitato dell’efficacia dei lockdown, ho dubitato dell’efficacia delle mascherine all’aperto, sulla base dei criteri dell’evidence based medicine.E ora, pur non dubitando del vaccino in sé, non posso però sostenere l’idea che venga eletto a unico strumento medico per contrastare la covid-19.”

Con il mio gruppo di lavoro che gestisce il blog gocciaagoccia.net abbiamo coniato l’hashtag #SmartProVax per significare il desiderio di affrontare anche la questione della vaccinazione, come tutta la pandemia, mantenendo la complessità, siamo a favore dei vaccini ma bisogna sempre valutare i bilancio rischio/benefici per età, per sesso, per malattie concomitanti, mantenendo senso critico nei confronti di qualsiasi misura di prevenzione e ribadendo che trattare in modo autoritario e paternalistico i cittadini è controproducente. Se infatti il vaccino sembra a oggi fondamentale per contrastare la malattia grave, mentre minore è l’efficacia rispetto ai contagi, ha senso addirittura ricattare la popolazione perché si vaccini impedendo a chi non si vaccina di esercitare i più elementari diritti, non ultimo quello al lavoro o di poter andare a scuola con i mezzi?

E se il problema è la tenuta del sistema sanitario, che senso ha l’odierna conta dei positivi, magari asintomatici? Ma soprattutto: ha senso questa continua campagna di terrore che imperversa ormai nel nostro paese da quasi due anni? È servita a ridurre la mortalità? Si tratta di dubbi che dovrebbero avere ampio spazio nella discussione scientifica e politica…..Il mio intervento alla Commissioen Du.pre

23 dicembre 2021