
“Sport scagionato” soprattutto se organizzato: tra settembre 2020 e maggio 2021 non è statoresponsabile di un incremento di contagi, anche nelle famiglie degli sportivi e di chi – tra un’ondata e l’altra – ha potuto continuare a praticarlo. A sostenerlo è uno studio realizzato dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano in collaborazione con Uisp, l’Unione Italiana Sport Per tutti Lombardia. I dati preliminari sono stati presentati ieri a Citylife in occasione del convegno “Covid-19 e attività sportiva in etàgiovanile” al quale ha partecipato la sottosegretaria al Ministero dell’Istruzione Barbara Floridia. Sotto la lente i contagi maanche gli effetti collaterali del “lockdown dello sport“. …«Non solo la frequenza di casi positivi è stata simile tra chi si è allenato e chi no – sottolinea Sara Gandini, dello Ieo –. Addirittura abbiamo riscontrato una maggior frequenza di positivi al Covid tra chi non si è allenato (12%) rispetto a chi si è allenato all’interno di centri o società sportive (9%). I dati suggeriscono un possibile effetto protettivo, forse riconducibile sia a unmiglioramento delle difese immunitarie degli atleti, sia allo svolgimento di attività in contesti controllati, con misure preventive che hanno funzionato».Non è stato riscontrato un aumento di contagi all’interno delle famiglie di sportivi: «Più spesso il contagio sembra partito da adulti che lavoravano fuori casa e si spostavano – continua la direttrice dell’unità di epidemiologia molecolare e farmacologica dello Ieo – e abbiamo trovato più contagi tra le classi sociali più in difficoltà, come confermato da altri studi».
Tra i dati emersi sull’impatto a livello psicofisico, «un aumento di peso (dell’1%) dell’indice di massa corporea in 9 mesi e unaminore aderenza alle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità tra chi non ha fatto sport». Fra gli under 15, chi siè allenato più di due volte alla settimana rischia meno ripercussioni psicologiche (del 46%) rispetto a chi ha interrotto l’attività. Sotto la lente anche il maggiore utilizzo di dispositivi tecnologici a scapito dell’attività sportiva: il 75% del campione ha dichiarato di farne uso per più di due ore.
«E tra chi li usa da due a quattro ore il rischio di ripercussioni psicologiche aumenta dell’82% rispetto a chi liusa due ore o meno. Rischio più che raddoppiato per chi li usa oltre le quattro ore», spiega Gandini, sottolineando che «la salute mentale degli adolescenti è stata influenzata negativamente dalla pandemia e questa tendenza è continuata nel 2021. Studi che indagano i rischi e i benefici delle chiusure dovrebbero essere tenuti in considerazione nelle decisioni che riguardano scuole e attività sportive».
Ringraziamo Il Giorno per l’intervista. E grazie anche allo IEO Istituto Europeo di Oncologia e Smart Food Istituto Europeo di Oncologia che ci hanno sostenuto dandoci la possibilità di indagare questi aspetti, perché uno stile di vita corretto (adeguata attività fisica e buone abitudini alimentari) è in grado, fin dall’infanzia, di ridurre il rischio di insorgenza di numerose patologie croniche, incluse quelle oncologiche.
Qui altri articoli che hanno ripreso lo studio e in cui parla la Sottosegretaria Floridia:
1. https://www.orizzontescuola.it/floridia-contagi…/
2. https://www.tecnicadellascuola.it/covid-scuola-floridia…
3. https://www.tecnomedicina.it/prevenzione-covid-19…/
4. https://www.insalutenews.it/…/covid-scagionate-le…/
5. https://www.affaritaliani.it/…/covid-lo-studio-dello…
6. https://www.panoramasanita.it/…/prevenzione-covid-19…/
Qui la descrizione dello studio:https://www.ieo.it/covidsport/