Nelle scarpe degli altri, tra chiusuristi e vaccinistidi

Pubblichiamo questo contributo sulla pandemia della medievista Ilaria Sabbatini che ha appena pubblicato un libro dal titolo “L’Oriente dei viaggiatori. Diari di pellegrinaggio fiorentini fra XIII e XV secolo.” Sabbatini ne sa qualcosa dell’importanza di mettersi “nelle scarpe degli altri”.

Di Ilaria Sabbatini, storica

Tra i sostenitori del vaccino, vi sono coloro che provano a usarlo come strumento per porre un argine alle spinte chiusuriste provenienti da molti media italiani che, di fronte a una crescita dei casi di positività, cominciano ad auspicare l’introduzione di restrizioni generalizzate. Il vaccino a oltranza è quindi proposto come via di fuga al paventato lockdown per tutti e non c’è più alcuna esitazione nel mettere in campo l’argomento del lockdown per i soli non vaccinati.

Queste continue contrapposizioni tra categorie generano uno stato di frizione permanente che si riverbera sulla popolazione amplificando i conflitti e generando sempre nuove tensioni che continuano a strappare, brandello dopo brandello, l’intera trama del tessuto civile. Ciò che sta accadendo al corpo sociale in seguito a tali sollecitazioni è un fatto molto grave di cui però non viene mai tenuto il debito conto.Coloro che oggi conducono il dibattito pubblico sulla pandemia sembrano del tutto disinteressati alle conseguenze che il clima di conflitto permanente ha sulla popolazione. E dunque sottovalutano il fatto che è proprio questo il modo in cui si ingenerano le reazioni oppositive e si accresce il sentimento di sfiducia – intendo proprio sfiducia nei vaccini – finendo per alimentare l’insensato circolo vizioso di cui siamo prigionieri.
Tale sentimento di sfiducia, a ben guardare, non è rivolto nei confronti della scienza, di cui i più hanno una percezione quanto mai vaga. Gli esperti che il pubblico vede in televisione non sono “la scienza”. La scienza, piuttosto che dentro gli studi televisivi, si svolge nei laboratori, nei centri di ricerca, nelle biblioteche, nelle corsie, in tutti quei luoghi dove si fa la ricerca e che sono inevitabilmente lontani dagli occhi degli spettatori.

La sfiducia che abbiamo visto crescere in questi anni non è verso la scienza ma verso quelle istituzioni politiche che ipotizzano soluzioni attraverso i singoli provvedimenti avanzati dagli scienziati e presentati ogni volta come certi e onnicomprensivi. Talvolta anche in contraddizione con gli stessi principi generali relativi alla necessità di approcci basati sui vari comportamenti preventivi combinati (vaccino + mascherina + distanziamento fisico, etc.).

In tutto questo non possiamo non mettere in conto che la popolazione reagisca alle continue sollecitazioni in vari modi, dalla sfiducia alle proteste, dagli odi incrociati tra novax e ultravax alla spaccature interne alle stesse famiglie.Perché la realtà sta fuori dai social e una cosa è ostracizzare attraverso uno schermo gli avversari che non si conoscono e un’altra cosa è gestire i rapporti coi figli, coi genitori, con gli amici, con i colleghi.
Per guadagnare margine di manovra si è applicata estensivamente la categoria di novax a una serie di condizioni estremamente variabili, non tutte riconducibili al rifiuto vaccinale. Attraverso l’uso dell’etichetta infamante appare più facile introdurre l’idea che i non vaccinati possano essere isolati. Bisogna però provare a formulare le stesse soluzioni quando coloro che devono essere isolati sono tuo figlio o tua figlia, tua madre o tuo padre, il tuo o la tua migliore amica, tuo fratello o tua sorella. Davvero è una buona idea quella di chiedere ai cittadini di spaccare le proprie famiglie e di rompere le proprie relazioni?

E allo stesso modo funziona con i lockdown. Facile dire che va di nuovo chiuso tutto se hai uno stipendio certo, se hai qualcuno che ti bada ai figli mentre lavori in smart working, se hai un computer per ogni componente della famiglia, se hai una casa grande, se sei ricco, se non sei una partita IVA che guadagna solo se lavora ma gli anticipi li deve pagare lo stesso.
A questo scontro politico possiamo solo assistere, anche se saremo noi a pagarne il prezzo. Ma finiamola di scaricare tutte le responsabilità sempre e solo addosso ai cittadini. Nelle scarpe degli altri, dicono gli anglofoni: «put yourself in someone else’s shoes». Ma troppo spesso la maggior parte di noi, di quelle scarpe, non prova nemmeno a immaginare la taglia.

https://www.luccaindiretta.it/…/loriente-dei…/241060/

22 novembre 2021