Di Fabrizio Tuveri, medico

Si è parlato troppo poco del nostro Piano Pandemico Nazionale. Era del 2006, fintamente rinnovato nel 2016 come è possibile leggere nella nota polemica Zambon-Ranieri Guerra.Ma cosa prevedeva quel piano pandemico? Lo studio allegato al PPN (1) prendeva in esame una eventuale pandemia per un nuovo virus influenzale. Tra le azioni da intraprendere vi era naturalmente il vaccino, che si riteneva possibile preparare in tempi ristretti, trattandosi di un virus influenzale. Oltre al vaccino si contemplava la possibilità di interventi così definiti di “quarantena”, che oggi chiameremo restrizioni agli spostamenti e lockdown.Tra gli interventi previsti ricordiamo: la chiusura delle scuole, la chiusura degli uffici pubblici nonché restrizioni ai luoghi di culto, cinema e teatri.
La conclusione dello studio allegato non fu però molto lusinghiera. Le restrizioni, senza una campagna vaccinale di massa, non avrebbero ottenuto alcun risultato significativo sulla riduzione dei contagi (fig 1): nessuna influenza sulla forma della curva. Neppure una riduzione del picco, neppure dunque una riduzione di ricoveri e di decessi, ma esclusivamente un ritardo di tre settimane nel picco (vedi fig. 2).Quando la pandemia arrivò per davvero però, quello studio, e il piano pandemico ancora perfettamente in vigore, non venne considerato. La motivazione riferita dal ministro Speranza, che si trattava di un virus diverso, lascia alquanto perplessi: il virus è comunque un virus respiratorio che ha in comune con l’influenza la stessa modalità di trasmissione.
Così l’Italia ha seguito le istruzioni cinesi, che ci mandavano video di uno stato di polizia, di agenti che irroravano le strade di disinfettante e sedavano con la forza le manifestazioni di protesta. Questo era l’esempio da seguire, prima in Italia e poi in tutto il mondo, e studi epidemiologici internazionali confermavano. Famoso quello dell’Imperial College di Londra che prevedeva 600.000 decessi a marzo se l’Italia non avesse seguito le istruzioni cinesi, e comunque 180.000 anche seguendole. Previsioni del tutto fallimentari (2).Allora. Siamo sicuri che lo studio italiano fosse davvero di scarso valore scientifico per cui non bisognava farci affidamento? E che fossero migliori i cinesi?
I risultati mi sembrano andare in direzione opposta. Abbiamo assistito nel tempo a paesi che con restrizioni più soft, senza obbligo di mascherine, con le attività e le scuole aperte, non hanno avuto risultati peggiori del nostro paese nella contenzione del contagio, se non addirittura risultati migliori. Uno studio di John Ioannidis, uno degli epidemiologi più titolati al mondo, ha confermato che i paesi che hanno applicato restrizioni più severe non hanno contenuto meglio degli altri la pandemia (3).Ora che abbiamo i vaccini la storia continua. Ci sono paesi che hanno deciso di rinunciare a pressoché tutte le restrizioni, come l’UK, o altri che invece ne hanno addirittura introdotte di supplementari e discriminanti al fine di obbligare la popolazione a vaccinarsi. Ma ancora una volta non sembra che i paesi che non hanno introdotto queste restrizioni viaggino sensibilmente peggio. Mi spiego: insieme ad esempi di contagi molto elevati, come in UK, ma che partivano da livelli anche più elevati prima del taglio delle restrizioni, abbiamo esempi come la Spagna di contagi tutt’ora sotto controllo (fig. 2).Se poi prendiamo in considerazione uno stato definito no-mask, come la Florida, che un lockdown severo non lo ha mai applicato, possiamo osservare che i contagi hanno seguito la solita ondata con un picco ad agosto e una veloce discesa fino ai minimi attuali (fig 3). Senza green pass, senza lockdown e addirittura con il governatore che minaccia sanzioni a chi pensa di introdurre l’obbligo di mascherine nelle scuole (fig. 4).
1. https://tinyurl.com/5ftucejf
2. https://www.scienzainrete.it/…/donato-greco/2020-05-11
3. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/eci.13484+2
9 novembre 2021 su Goccia a Goccia/fb