Appello della Rete Nazionale Scuola in Presenza

Condividiamo l’appello della Rete Nazionale Scuola in Presenza

OGGETTO: RICHIESTA PROTOCOLLO UNITARIO PER LA SCUOLA E LIMITAZIONE DELLA QUARANTENA AI SOLI ALUNNI POSITIVI.

La scuola è iniziata ormai da un mese e non si è registrata l’impennata di contagi tanto temuta, questo per vari motivi, non ultimo quello da noi sempre sostenuto a fronte di dati certi secondo i quali le scuole sono fra i luoghi più sicuri. Il Dpcm del 14 gennaio 2021 che ne ha disposto la chiusura è stato recentemente ritenuto illegittimo da alcune sentenze del Tar Lazio del 5 ottobre scorso, su ricorsi promossi da alcuni dei nostri comitati.

Nonostante ciò, per il terzo anno consecutivo, molti studenti si vedono inspiegabilmente costretti nuovamente in DaD anche per un solo positivo in classe e ora leggiamo con sconcerto e preoccupazione la nota tecnica datata 7 ottobre 2021 e pubblicata in bozza sul Corriere, contenente le Indicazioni per l’individuazione e la gestione dei contatti di casi Covid 19 in ambito scolastico. L’utilizzo fallimentare della didattica a distanza è oramai un dato di fatto e le conseguenze principali come quelle sanitarie legate al venir meno della salute psicofisica di bambini e ragazzi, la carenza degli apprendimenti e l’aumento dell’abbandono scolastico, sarebbero da tenere in forte considerazione per un nuovo protocollo omogeneo a livello nazionale, richiesto da parte della nostra Rete già da diversi mesi.

Ma per ben due aspetti riteniamo il provvedimento pubblicato in bozza, poco utilmente restrittivo per una parte di studenti, lesivo della privacy, delle pari opportunità e fonte di pericolose discriminazioni.In base ai dati dello studio Gandini (vincitrice anche di un grant sul progetto “Identificare soluzioni per la riapertura in sicurezza delle scuole sulla base dei dati scientifici anche sulle diverse varianti SARS-CoV-2”) pubblicato su The Lancet Regional Health è dimostrato che la percentuale di contagio in ambito scolastico si attesta sotto il 2%, cioè soltanto nel 2% dei casi si è verificato che alla presenza di un positivo in classe ne siano risultati altri tra i compagni nei 14 gg successivi (corrispondenti alla durata della quarantena dell’anno scorso). Partendo dalle “evidenze scientifiche” emerse dagli studi e dalle elaborazioni statistiche del gruppo di lavoro della Dott.ssa Gandini e tenendo conto della situazione epidemiologica attuale, con una popolazione vaccinata oltre l’80% di quella vaccinabile, al vertice tra gli Stati Europei, riteniamo si debba prendere atto dell’opportunità di una gestione meno ristrettiva delle quarantene, ma non limitatamente ad una parte della classe, bensì per tutti i minori.

Tenere sempre in classe chi è negativo dovrebbe essere l’obiettivo.​Evidenze scientifiche internazionali come il Rapid Risk Assessment dell’ECDC del 30 Settembre scorso, suggeriscono l’eliminazione delle quarantene a scuola e l’utilizzo del “Test to stay”, ormai adottato in tanti Stati (Gran Bretagna, Germania, Irlanda, Stati Uniti ecc.): per ogni contatto stretto, niente quarantena, ma tampone salivare tutti i giorni per 5 giorni. È dimostrato che il 98% dei contatti stretti non contraggono il COVID quindi mettere in quarantena anche solo una parte di classe perché non vaccinata, nel caso di due positività è perfettamente inutile, oltre che dannoso. A tal proposito si chiede se e quando saranno resi disponibili in Italia i test salivari per gli studenti, visto che il termine della fase sperimentale risale addirittura a inizio 2021.Inoltre ci si chiede perché lo stato vaccinale degli studenti debba essere un’informazione di dominio pubblico dato che come si evince dalla nota, saranno anche i Dirigenti Scolastici a dare indicazioni e comunicazioni sull’effettuazione dei test diagnostici che, sempre per la nota stessa, dovrebbero seguire due iter diversi tra studenti vaccinati e non.

Vogliamo far notare che la differenziazione dei periodi di quarantena concretizzerebbe una “discriminazione” tra studenti vaccinati e non, in pieno contrasto con la normativa europea oltre che con i principi costituzionali del nostro ordinamento. Inoltre tale differenziazione avrebbe l’effetto di palesare nella classe chi sono i ragazzi non vaccinati, poiché il loro rientro in presenza avverrebbe inevitabilmente più tardi rispetto agli altri. Tale circostanza andrebbe inevitabilmente a “violare la privacy” cui hanno diritto le rispettive famiglie, con conseguente potenziale azione di risarcimento esperibile da queste nei confronti del soggetto che ha disposto la quarantena differenziata; identica sorte potrebbe subire il referente Covid scolastico che avesse raccolto dati vaccinali senza il consenso delle famiglie.​

Tali osservazioni dovrebbero pertanto far riflettere sui risvolti pratici di responsabilità che l’applicazione di questo protocollo sanitario potrebbe avere sul personale incaricato di dargli esecuzione operativa. Si ricorda a tal proposito che già a inizio anno scolastico sono avvenuti frequenti e diffusi episodi di violazione della privacy a carico dei minori a causa di indagini e appelli vaccinali da parte del personale scolastico.​Facciamo appello pertanto al più alto senso di responsabilità politica e morale dei destinatari della presente affinché vengano evitati irreparabili pregiudizi a carico dei minori, siano tenuti in primaria considerazione i danni arrecati dalla Dad da noi già denunciati già dallo scorso anno e per i quali c’è un recente allarme anche da parte della Società Italiana di Pediatria e si faccia della scuola italiana un presidio di reale inclusione e rispetto per tutti gli studenti e le loro famiglie perché la stessa è il primo luogo per eccellenza nella formazione dei cittadini del futuro.

22 ottobre 2021 Goccia a Goccia/fb