Di Marilena Falcone, ingegnere
Quello che è emerso con la pandemia e che già si era visto qualche anno fa con le guerre per i vaccini è la grande difficoltà in cui versa la sanità territoriale pubblica. Da una parte ci sono i medici di famiglia e dei pronto soccorso ridotti a meri burocrati e obbligati a seguire pedissequamente protocolli pena il timore di essere segnalati all’Ordine. Nonostante siano perfettamente in grado di prendere decisioni, sia perchè preparati e formati a dovere sia perché conoscitori dello stato di salute dei pazienti. Dall’altra ci sono i cittadini spesso costretti a informarsi in autonomia, denigrati se si affidano alle fonti “sbagliate” (sbagliate secondo quale criterio poi è da vedere).
L’aberrazione simbolo del modo di pensare la sanità adesso è l’idea che debbano essere i cittadini a prendersi cura della sanità territoriale pubblica evitando di ammalarsi per non sovraccaricarla perché è stata smantellata, perché il malato costa, perché curare costa. Certo che prevenire è meglio che curare ma ammalarsi dovrebbe ancora essere previsto e non considerato una colpa.Si è perso completamente l’equilibrio ma sarebbe bello tornare all’idea di una sanità a servizio dei cittadini senza distinzioni e senza discriminazioni di sorta. Dove il cittadino non è colpevole se sceglie di non curarsi o se sceglie “male”. Le campagne informative più efficaci sono quelle che danno informazioni generali facilmente comprensibili da tutti e demandano la decisione ai medici in modo da ricostruire il rapporto medico-paziente.
Sembra un sogno ma un tempo era così e sarebbe utile che se ne ricominciasse a parlare, integrando il legame medico-paziente con tutti i progressi fatti dalla medicina sinora ma senza rinnegare cosa è un medico. Uno dalla parte del proprio paziente chiunque esso sia.Tutto l’astio e tutte le contrapposizioni, le colpevolizzazioni, alimentate ad arte e ora arrivate addirittura nelle bocche delle istituzioni, mi fanno orrore. Basta divisioni, basta odio. Aggiungo, basta invocazioni continue a un clima da polizia sanitaria. Veramente, basta. Fosse questo il mio testamento chiederei di scrivere sulla mia lapide BASTA ODIO. Poi vi direi di andare a bere e festeggiare la vita. Anzi magari ve lo dico prima perché a dirlo dopo si sconfina nell’horror

23 settembre 2021 Goccia Goccia/fb