
Grazie a Tiziana De Giorgio per avermi dato l’occasione di spiegare su la Repubblica alcune ragioni per cui ho firmato l’appello dei docenti contro il green pass in università. Non è facile in poco spazio, so che c’è molto altro di importante da dire. Io e Tiziana siamo rimaste al telefono a lungo per ragionare insieme e cercare di spiegarci. Questo è un sunto molto parziale ma che dice alcune cose a cui tengo. C’è ancora molto altro da dire perchè le questioni sul piatto sono molte e sono estremamente importanti. Io penso che sia fondamentale darsi l’occasione di discutere e approfondire il simbolico che sottende determinate scelte perchè siamo di fronte ad una rivoluzione epocale che segna profondamente le nuove generazioni e non solo. Credo che sia fondamentale tenere aperto un dialogo senza stigmatizzazini e giudizi morali e senza banalizzare le ragioni altrui. Solo se si evitano posture contrappositive si può tenere il dubbio come risorsa fondamentale per far andare avanti il pensiero. La scienza non offre verità assolute. Io sono quindi per mediazioni che non vogliono dire compromesso ma darsi la possibilità di incontro in luoghi imprevisti. Darsi la possibilità di ripensare quello che sta accadendo fuori da schieramenti, perchè c’è in gioco non solo la salute ma il senso delle nostre vite.
“Chi è ancora scettico non va trattato come una persona sciocca o ignorante.
Sono contro i No Vax ma anche contro l’eccessivo autoritarismo.
La premessa che chiede di scrivere a caratteri cubitali è questa: “Sono una vaccinata convinta e non ho alcun dubbio sul fatto che sia un’arma fondamentale contro la malattia grave da Covid”. Sara Gandini lavora allo Ieo, insegna Statistica medica alla Statale come docente a contratto. Ed è una delle firmatarie dell’appello degli accademici italiani lanciato in rete per dire no al Green Pass obbligatorio nelle università italiane.
Ci spiega perché, professoressa?
“Credo sia controproducente. L’utilità del vaccino andrebbe spiegata con campagne informative mirate e capillari, ma non si può discriminare chi ha dubbi e paure: non sopporto i No Vax, ma va detto che sono davvero una minoranza. Le persone che in questo momento sono ancora scettiche hanno mediamente un buon livello di istruzione, non possiamo trattarle da sciocche e ignoranti, non sopporto l’autoritarismo che tratta i cittadini da analfabeti funzionali”.
I tempi di chi ha ancora dubbi, però, si scontrano con quelli necessari per arginare la pandemia nei mesi in cui l’Italia, università compresa, prova a ripartire.
“Ma abbiamo già una percentuale altissima di giovani vaccinati, capitalizziamo questo risultato. Non arriveremo mai ad azzerare la circolazione del virus, mi sembra chiaro. Se siamo alla rincorsa del rischio zero non ce la faremo mai”.
Gli atenei vorrebbero tornare ad avere le aule piene, gli studenti vorrebbero ricominciare a vivere normalmente l’università dopo un anno e mezzo di limitazioni. Ma il rischio anche qui, specialmente per il personale non più giovanissimo, sarebbe per i non vaccinati. Cosa farebbe quindi?
“Cercherei di far capire in tutti i modi che il vaccino è per loro, per la loro sicurezza, a loro favore. Senza però trattarli da bambini incoscienti. Così le persone si irrigidiscono, hanno paura che ci siano conflitti di interessi. Ripeto, quasi tutti coloro che non si vaccinano hanno timori, vanno sciolti. E gli atteggiamenti giudicanti non mi piacciono, i principi etici sì”.
Intervista completa nel link:
https://milano.repubblica.it/…/sara_gandini_perche_io…/