
La Dad sarà scongiurata da Green pass e vaccini ai minori o il nuovo anno scolastico incontrerà gli stessi problemi? Le quarantene e gli screening metteranno in crisi la didattica in presenza? Quali misure di prevenzione sono davvero necessarie e giuste?
Grazie a Redattore Sociale per questa intervista e grazie soprattutto a Marilena Falcone e Luciana Apicella per l’aiuto nella scrittura delle risposte.
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Ieri è stato il giorno in cui il green pass ha esteso il suo campo di applicazione. Pensa che sia uno strumento utile, o che rischi di creare una “guerra tra poveri”?
Il 90% degli insegnanti è vaccinato, assieme agli oltre 90% di over 60. Perché i media non celebrano con orgoglio questi straordinari risultati, preferendo concentrarsi sulle cattive notizie? Sulle prime dosi siamo al 4% in meno della Danimarca e rispetto alle ospedalizzazioni la nostra situazione è migliore di quella danese, che il 10 settembre dichiarerà il freedom day: nessuna mascherina, nessun obbligo di green pass, la maggior parte delle restrizioni viene tolta. A mio parere, il green pass rischia di trasformarsi in un “lockdown degli altri”, alimentando una violenta contrapposizione tra pro e contro.
Pro-vax e novax: pensa che ci sia uno spazio intermedio, in cui siano possibili delle “sfumature”? O che sia inevitabile questa che qualcuno definisce una “guerra di religione”?
I veri novax sono una percentuale molto bassa: attorno al 5%, secondo alcuni studi recenti. E non è vero che siano tutti analfabeti funzionali. Ci sono anche molte persone con alta scolarizzazione. Detto questo, i vaccini sono strumenti fondamentali nella lotta alla pandemia, ma non sono un dogma religioso: andrebbero somministrati sulla base del rapporto benefici-rischi come qualsiasi altro farmaco, e qui sta la sfumatura che non si afferra. Il 99% delle persone decedute di Covid-19 ha più di 50 anni: dunque la priorità assoluta dovrebbe essere spiegare l’importanza della vaccinazione degli over 50, per i quali il bilancio rischio/beneficio è molto evidente. Diverso e più complesso è il discorso per i minori: fare ricatti come “se non ti vaccini non puoi andare in palestra o in un museo” non aiuta, perché si perde di vista il tema della salute e la sicurezza. Certamente si consiglia il vaccino ai bambini con determinate patologie, quelli più fragili, perché per loro il vantaggio è chiaro. Alcuni paesi europei hanno scelto la vaccinazione di massa anche nei minori, ma non tutti. Se la stessa scienza ha dubbi e posizioni differenti, è ragionevole che i cittadini possano avere dubbi e perplessità e queste andrebbero trattate con rispetto. Dunque la realtà è più complessa della violenta contrapposizione tra novax e pro-vax: una sorta di guerra di religione, che non aiuta ad aver fiducia né nella scienza né nella politica.
Da “addetta ai lavori”, è favore all’obbligo vaccinale per tutti? E per i bambini e i ragazzi?
Sono convinta dell’utilità e dell’efficacia della vaccinazione come strumento in grado di ridurre in maniera estremamente significativa il rischio di malattia grave e di morte, come dicono i dati a nostra disposizione. Ritengo quindi che una vaccinazione ben pianificata sia uno strumento molto importante per mettere in sicurezza la popolazione. Non credo però nell’obbligo né in forme di “ricatto” morale o materiale più o meno velate, quanto nella scelta del cittadino trattato come “adulto”, basata su un’informazione completa e corretta: per questo motivo torno a sottolineare l’importanza di un approccio pacato e professionale alla comunicazione su temi tanto importanti.
Per quanto riguarda giovani e giovanissimi, al momento non vedo la necessità di vaccinarli in massa: proprio perché la vaccinazione è uno strumento molto importante e utilissimo per prevenire la malattia grave e la morte, questa dovrebbe essere dedicata alle fasce di popolazione che, per età o per appartenenza a categorie di rischio, sono maggiormente esposte. A meno di condizioni o patologie specifiche, per le quali naturalmente la vaccinazione, concordata con il medico curante, è importante, o di situazioni familiari o ambientali particolari, i dati dei quali disponiamo ci dicono che queste fasce di popolazione maggiormente a rischio di sviluppare la malattia grave o di morire non comprendono appunto i giovani e i giovanissimi. Non dimentichiamo inoltre che quella che stiamo vivendo è, appunto, una pandemia, ossia un problema che riguarda il mondo intero, che oggi è, per sua natura, globalizzato. In altre parole, una vaccinazione pensata e organizzata in modo da coprire il più velocemente possibile le fasce più a rischio a livello globale è sicuramente più efficace di una vaccinazione di massa senza distinzioni in un singolo Paese.
Stanno per riaprire le scuole e le regole saranno ancora molto rigide: alcuni denunciano che la campagna vaccinale avrebbe potuto e dovuto allentare almeno alcune di queste. Cosa ne pensa?
Io domando: a cosa servono la vaccinazione di massa e l’ampia adesione degli insegnanti alla vaccinazione, se a scuola tutto resta come prima e i protocolli non cambiano? In questi giorni i funzionari della sanità pubblica di Berlino hanno indicato che solo gli insegnanti e gli alunni infetti saranno messi in quarantena, non più l’intera classe. Nella giustificazione dei responsabili della salute pubblica, si legge che si tratta ora di imparare a “convivere con il virus”, perché altrimenti “il danno collaterale delle quarantene supererebbe chiaramente il beneficio”. Si riferiscono ai diffusi problemi psicologici che sono derivati dalla lunga fase di assenza dalla scuola in presenza.
Questa decisione viene presa nonostante la variante Delta, i cui sintomi permangono rari o solitamente lievi nei giovani. Inoltre sconsigliano anche loro i test di massa, gli screening a tappeto. Queste decisioni sono importanti per trovare un equilibrio adeguato tra il numero di contagi prevenibili e il numero di giorni di insegnamento persi a causa della quarantena, perché le conseguenze delle chiusure delle scuole, anche a livello di salute, sono devastanti. Sono aumentati assieme disturbi alimentari, sovrappeso e comportamenti autolesionisti, fino ai suicidi.
Il pedagogista Daniele Novara recentemente ha spiegato anche come il volto sia indispensabile in una vera relazione maieutica: le mascherine nei bambini, così come la Dad, impediscono una reale comunicazione e dunque relazione. Ricordo che anche l’Ecdc indica che le mascherine andrebbero usate dai 12 anni, non prima. Lo scorso anno scolastico in numerosi paesi Europei, come la Gran Bretagna, la Svezia, l’Olanda, e il Belgio, la mascherina a scuola, fino a 12 anni, non è stata utilizzata neppure in posizione non statica. Per gli alunni più grandi, si potrebbe stabilire di usarle solo in particolari circostanze, come le attività di lavoro comune, a gruppi o in insegnamento reciproco, quando non si può mantenere il metro di distanza.
Come immagina una presenza a scuola in sicurezza? Quali dovrebbero essere le regole e quali le precauzioni? Quali “libertà”, invece, potrebbero e dovrebbero essere reintrodotte?
Nell’anno scolastico 2020-2021 abbiamo assistito alla più grande interruzione dell’istruzione della storia umana. Prima di tutto dovremmo mettere al centro il benessere dei giovani, che sono quelli che hanno subito in modo sproporzionato le misure di prevenzione del virus. Abbiamo tutti bisogno di recuperare serenità, perché una comunicazione che parla solo di rischi e malattia non fa bene a nessun livello. Bisogna spiegare chiaramente che contagio non vuol dire malattia, soprattutto ora che una larga parte della popolazione è vaccinata.
Vari studi pubblicati in Italia e all’estero (incluso il nostro, grazie al quale ad aprile 2021 sono state riaperte le scuole) hanno mostrato che l’ambito scolastico è uno dei luoghi più sicuri. Alcuni studi recenti che stiamo conducendo confermano che gli studenti sono significativamente meno suscettibili all’infezione e meno contagiosi degli adulti. Non sono più accettabili ricatti rispetto alla scuola: l’istruzione in presenza deve essere considerata un bene di prima necessità. Perché se c’è una cosa che è apparsa evidente in tutto il mondo, è l’inadeguatezza delle lezioni online, da tutti i punti di vista, educativi e di salute.
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5 settembre su Goccia a Goccia