Strumentalità e cultura, rischio zero e civiltà

(Sara Gandini) “Il mio timore è che in funzione di una irrealistica rincorsa al rischio zero si metta realmente a rischio il benessere di un paese, che è strettamente legato alla sua dimensione culturale. E lo dico da epidemiologa/biostatistica che studia da un anno i rischi della sindemia covid-19”

Fabrizio Masucci, presidente e direttore del Museo Cappella Sansevero, uno dei monumenti più famosi e visitati della città, dove si può ammirare il famoso Cristo velato di Giuseppe Sammartino, ha deciso di dimettersi dalla carica in segno di protesta contro l’applicazione del Green Pass nei musei. Com’è noto, infatti, dal 6 agosto il certificato verde, sarà obbligatorio per visitare tutti i luoghi della cultura.

Masucci in una lettera spiega:” Nel nostro caso, è stata ridotta di circa due terzi la capienza massima giornaliera, prima dell’ingresso tutti i visitatori sono sottoposti al rilievo della temperatura corporea con termometro senza contatto, è obbligatorio indossare correttamente la mascherina per tutta la durata della visita ed è stata realizzata un’apposita segnaletica orizzontale e verticale volta a garantire il rispetto della distanza interpersonale. In biglietteria e negli spazi visitabili è a disposizione dei visitatori del gel igienizzante per le mani, il percorso di visita è unidirezionale e l’ingresso e l’uscita avvengono attraverso varchi distinti, le audioguide noleggiate vengono sanificate dopo ogni singolo utilizzo e possono essere ascoltate con auricolari propri o con auricolari monouso forniti gratuitamente. Infine, per evitare il rischio di eventuali assembramenti o lunghe code all’esterno, è stata disposta una pianificazione degli accessi finalizzata a garantire la sicurezza dei visitatori: i biglietti sono disponibili online e ogni giorno di apertura viene messa a disposizione solo una quantità residuale di biglietti last minute, acquistabili in biglietteria fino a esaurimento, per fasce orarie esplicitamente indicate. A queste principali misure se ne affiancano altre, che tralascio di aggiungere all’elenco”….“l’obbligo di richiedere l’esibizione del green pass per l’accesso ai musei non è legato a valutazioni di carattere epidemiologico specificamente riferite ai contesti museali, ma è stato considerato esclusivamente uno strumento utile, fra tantissimi altri, allo scopo dichiarato (in sede di conferenza stampa di presentazione, lo scorso 22 luglio, del DL n. 10) di ottenere più numerose adesioni alla campagna vaccinale. Senza assolutamente entrare nel merito dello scopo che ha inteso prefiggersi il Governo, e non avendo ovviamente pregiudizi di sorta nei confronti dei vaccini, obietto tuttavia che i musei non debbano e non possano essere strumentalizzati (nel senso letterale di ’usati come strumento’) per ottenere qualsivoglia scopo estraneo alle loro naturali finalità, specie quando tale strumentalizzazione contribuisca inevitabilmente a compromettere, invece che favorire, la coesione sociale, in aperto contrasto con una delle più intrinseche missioni di un museo”….

“A fronte di ragioni analoghe avrei considerato di poter continuare a dirigere un museo che dovesse rinunciare alla parità di trattamento dei suoi visitatori. Tuttavia, se viene richiesto a un museo di rinunciare alla parità di trattamento per motivi che non possono che essere recepiti come strumentali, in quanto non connessi alla tipologia di spazio e attività, intendo pacatamente ricordare che i musei sono per loro vocazione luoghi di inclusione e che l’accesso paritario all’arte e alla cultura, diritto di tutti, dovrebbe essere sacrificato solo all’esito di ogni sforzo possibile volto a evitare una simile ferita. Mi auguro che le autorità competenti possano riconsiderare una decisione che coinvolge aspetti socioculturali di rilevante interesse collettivo, al fine di risparmiare almeno ai musei, riserva aurea di civiltà, lo scomodo ruolo di bersaglio delle intemperanze dell’arena mediatica. Ci sarebbero anzi le condizioni propizie per fare dei musei un sicuro ’spazio neutro’ in cui le persone, circondate dalla bellezza, possano ricominciare a conoscersi e riconoscersi, senza etichettarsi reciprocamente”.

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